Nella notte si sono affrontati per la seconda volta in stagione, con i Lakers ospiti dei Pelicans in Lousiana. Ma nonostante le occasioni non siano mancate, tra LeBron James e Zion Williamson non sembra essere scoccata la scintilla: "Non l'ho mai incontrato. Mai", ha detto il 23 gialloviola. "Le nostre strade semplicemente non si sono ancora incrociate", conferma il rookie di New Orleans. Ma è davvero tutto qui?
La quarta sfida tra Pelicans e Lakers in programma nella notte in Lousiana è in realtà solo la seconda tra Zion Williamson (assente le prime due volte) e LeBron James, e anche l’ultima per quest’anno – a meno che New Orleans e L.A. non si ritrovino di fronte al primo turno dei playoff, ipotesi non facile ma neppure impossibile. Le due superstar (una nascente, l’altra super affermata e non lontanissima da un futuro addio) sono state spesso accostate, paragonate, messe reciprocamente in relazione tra loro ma – a differenza di quanto fatto con altre giovani star NBA, da Jayson Tatum a Ja Morant – LeBron James non ha (ancora?) sviluppato un rapporto personale con la prima scelta assoluta all’ultimo Draft. “Non l’ho mai incontrato. Mai. Mai avuta una conversazione assieme. Mai incontrato prima”, la categorica risposta di “King” James sulla sua relazione con Williamson. Eppure le occasioni non sono mancate. Ancora l’anno scorso LeBron si era perfino scomodato per andare a vedere a bordocampo una partita dei Duke Blue Devils di Zion, impegnati sul campo di Virginia. Poi i due si sono ritrovati assieme anche al recente All-Star Weekend di Chicago, così come hanno finalmente incrociato le armi nella gara andata in scena il 25 febbraio a Los Angeles. Come mai questa “freddezza” tra due dei nomi più chiacchierati di tutto il mondo NBA? La risposta di Williamson (“Semplicemente le nostre strade non si sono incrociate”) alla luce di quanto detto non regge, e proprio il rookie di coach Gentry – spesso stimolato a rispondere di un ipotetico paragone tra lui e LeBron – in più di un’occasione è apparso abbastanza seccato. “Ecco, finalmente è successo: ho giocato contro un giocatore che ho guardato spesso in tv. Tutti i giocatori al loro esordio nella lega hanno un momento di questo tipo, quando si ritrovano sullo stesso parquet con campioni ammirati da ragazzini. Ma ora anche basta…”. E se da parte di LeBron James le parole di lode verso Williamson – quanto di circostanza, impossibile dirlo – non sono mancate (“Sta giocando in maniera fantastica: non può far altro che migliorare, partita dopo partita, e la pallacanestro che si gioca oggi mi sembra disegnata apposta per uno con le sue caratteristiche”), Zion ha replicato con analoga stima (“LeBron è un giocatore incredibile: il suo palmarès parla per lui”) ma poi non ha mancato di sottolineare come il suo giocatore preferito sia sempre stato Michael Jordan: “Mia madre mi faceva vedere le sue partite, insieme a quelle di Larry Bird e Magic Johnson”. Certo, tra i video studiati da un giovane Williamson ci sono stati anche quelli di LeBron James, ma al pari “di Carmelo Anthony, Trevor Ariza ai tempi degli Hornets e Chris Paul”, ha detto la stella dei Pelicans.
La rivalità fuori dal campo
Se in questo inizio di carriera NBA Zion Williamson ha già fatto qualcosa che neppure LeBron James era capace di compiere (è lui il giocatore più giovane di sempre a segnare almeno 20 punti per dieci gare in fila, da rookie – cosa mai riuscita al 23 di Cleveland), l’impressione è che l’ex Duke voglia il più possibile distanziarsi dalla ingombrante ombra di James. Come? Ad esempio rifiutando i servizi di Rich Paul, l’agente del 23 gialloviola, che lo avrebbe reso un altro “pupillo” della scuderia James al pari di Anthony Davis e ancor di più Ben Simmons; oppure scegliendo di firmare un contratto di sponsorizzazione non con Nike (l’azienda da sempre legata a “King” James) ma con Jordan Brand, che seppur nata sotto l’ombrello di Nike oggi ne è (almeno negli Stati Uniti) la rivale diretta per quote di mercato. E allora Zion vs. LeBron potrebbe, se le cose vanno avanti così, essere fin da subito qualcosa di più di una rivalità solo sportiva/agonistica: e non è che detto che per la NBA questa sia una cosa negativa.