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NBA, lo strepitoso aneddoto di Iman Shumpert su Kobe Bryant. VIDEO

NBA
©Getty

Intervenuto in un programma radiofonico, l’ex giocatore dei New York Knicks ha raccontato due aneddoti dei suoi incontri con Kobe Bryant, di cui uno semplicemente straordinario sulla loro prima partita da avversari: "Ero carichissimo, stavo avendo un’esperienza extracorporea. Lui mi si è avvicinato e mi ha detto 'Hai giocato bene oggi'. Mancavano ancora 12 minuti alla fine: da lì in poi ha dominato"

Ogni giocatore NBA ha il suo “Kobe Moment” da poter raccontare. In 20 anni di carriera il Black Mamba ha affrontato una quantità incredibile di avversari, lasciando sempre un ricordo degno di essere raccontato. È quello che ha fatto Iman Shumpert a un programma radiofonico newyorkese (Ebro in the Morning) raccontando le sue due storie preferite dei sui incontri con Bryant. “Una volta Kobe è venuto a parlare al mio liceo” ha detto l’ex giocatore dei Brooklyn Nets, attualmente senza contratto. “Qualcuno gli ha fatto una domanda sul detto ‘Non mettere tutte le tue uova in un cestino solo’ [vale a dire di non focalizzarsi solamente su una cosa perché il rischio è che qualcosa vada male e ci si ritrovi senza alternative, ndr]. Lui ha risposto di non averci mai creduto: ‘Se metto tutte le mie uova in un cestino e poi questo si rompe, chi dice che non posso rimettermi a fare altre uova ricominciando da capo?’. Lo ha detto in maniera così confinta che mi ha ispirato per il resto della carriera”.

L’incontro con Kobe in piena Linsanity

Il secondo aneddoto, ancora più gustoso, riguarda uno dei suoi incontri con Kobe. Shumpert ha detto di non ricordarsi precisamente la partita, anche se di sicuro è una sfida tra Lakers e New York Knicks al Madison Square Garden, e l’unica in cui si sono incrociati risale al 10 febbraio 2012 in piena era Linsanity, chiusa dalla guardia dei Knicks con 12 punti, 3 assist e 2 recuperi in 26 minuti di gioco con 5/13 al tiro. “Mi ricordo di avergli rubato un paio di volte il pallone e già nel terzo quarto nella mia testa mi dicevo: ‘Quando ne parlerò a mio fratello gli ricorderò di quando ho rubato il pallone, di come glielo ho strappato prima che tirasse, di come sono andato a canestro contro di lui e ho schiacciato’. Non stavo pensando ad altro, ero carichissimo, quasi un’esperienza extracorporea: eravamo al Garden, la gente impazzita, avevo su le mie scarpe personalizzate, c’era la Linsanity…”.

Kobe a Shumpert: "Hai giocato bene oggi"

Le cose sono però cambiate in fretta per il 21enne Shumpert: “Poi è cominciato il quarto periodo, Kobe mi si è avvicinato e mi ha detto: ‘Hai giocato bene oggi, giovane’. Io ci sono rimasto. Ho guardato il cronometro e ho detto: ‘Mancano 12 minuti, di cosa stai parlando? Non hai detto niente per tutta la partita!’. Io invece non ero mai stato zitto un secondo, gli ho detto di tutto quando gli ho rubato il pallone. Lui niente. Poi è cominciato il quarto periodo: finta, finta, palla al tabellone, passaggio in angolo al volo e canestro. Io ci sono rimasto tipo: ‘Bro ma ti sei acceso? Eri stato tranquillo per tutta la partita!’. Poi è andato in uno dei suoi posti preferiti e ha fatto un altro canestro, poi ha segnato da tre in controtempo costringendoci a chiamare timeout quando pensavamo di aver già vinto. Sono tornato in panchina, ho guardato Mike D’Antoni e gli ho detto ‘Non so cosa farci, ci ho provato’”. Bryant chiuse quella gara con 34 punti pur tirando male (11/29 dal campo) con 10 rimbalzi, ma furono i Knicks di Shumpert a vincere 92-85 grazie ai 38 punti di Jeremy Lin — il suo massimo in carriera in una vittoria. Il ricordo, però, rimane indimenticabile.