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NBA, qui Los Angeles: Lakers e Clippers, i rischi della politica del "tutto-e-subito"

NBA

Le due squadre di L.A. in estate si sono mosse in maniera molto aggressiva sul mercato per puntare immediatamente al titolo. Oggi sono prime e seconde a Ovest. Ma cosa succede se la stagione fosse sospesa definitivamente? L'effetto boomerang di un azzardo rischioso

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Immaginate di trovarvi a New York mercoledì 23 ottobre 1929 e di avere appena preso la decisione più importante della vostra vita: andare a Wall Street per investire tutti i vostri risparmi alla Borsa di New York. Fiduciosi nella stabilità del mercato e incuranti degli evidenti segnali di cedimento che già da qualche giorno stanno sbriciolando le fondamenta del sistema finanziario. Il giorno dopo, il 24 ottobre, sarebbe passato alla storia come il “giovedì nero”. Il crollo della Borsa avrebbe fatto evaporare i vostri soldi e spazzato via i sogni di milioni di americani.
Qualsiasi scelta, dalla più oculata alla più coraggiosa, deve fare i conti con l’imponderabile. Una crisi finanziaria. Un cataclisma. O un virus, per esempio.
In questo momento il mondo dello sport è privo di certezze. Non sappiamo se e quando le competizioni potranno ricominciare e se sarà possibile portare a termine la stagione. E se hai deciso di privilegiare l’oggi rispetto al domani, se hai deciso di puntare su un guadagno immediato invece di programmare sul lungo periodo, oggi potrebbe essere il 23 ottobre 1929. La vigilia del “giovedì nero”.

Lakers e Clippers: le analogie del loro mercato estivo

È la situazione che – potenzialmente – potrebbero dover fronteggiare Lakers e Clippers.
Le due metà di Los Angeles hanno ragionato nello stesso modo: non vogliamo aspettare domani, vogliamo vincere oggi.
I Lakers perché reduci da sei stagioni consecutive senza playoff (in pratica un’era geologica); i Clippers perché “pazienza” e “Steve Ballmer” (il proprietario della franchigia) nella stessa frase possono convivere solo per un periodo di tempo limitato.
Pur di mettere le mani su Anthony Davis i Lakers hanno ringraziato, salutato e poi spedito a New Orleans Lonzo Ball, Brandon Ingram, Josh Hart e tre prime scelte.
I Clippers si sono comportati più o meno nello stesso modo. Volo di sola andata con destinazione Oklahoma City per Danilo Gallinari, Shai Gilgeous-Alexander e cinque prime scelte, decisione che ha reso possibile lo sbarco a Los Angeles di Paul George. In più – e non si tratta di una postilla di poco conto – è stato messo sotto contratto l’MVP delle ultime Finals: Kawhi Leonard. “Very aggressive”, avrebbe commentato John Malkovich, il “Teddy KGB” del film Il giocatore – Rounders, pellicola ambientata nel mondo dei giocatori di poker.
Sì, le due franchigie si sono comportate in modo molto, molto aggressivo. E dato che giocare in Borsa e giocare a poker hanno rischio e azzardo come tratti comuni, ora quella decisione di andare all-in, di puntare tutto per vincere subito potrebbe rivelarsi infelice.

Due Ferrari senza benzina?

Se la situazione peggiorasse anziché migliorare, se la NBA decidesse di cancellare la stagione? Scenario fosco, ma possibile. Dopo aver stravolto entrambi i roster e aver deciso scientemente di condizionare il futuro delle due franchigie per cercare di vincere il titolo NBA 2020, alla fine Lakers e Clippers si ritroverebbero con due squadre eccellenti senza un campionato in cui farle giocare. Due Ferrari senza benzina ferme in garage.
Chi avrebbe potuto prevedere un’emergenza di questo tipo? Nessuno, ovviamente. Intanto la lega ha deciso di fermarsi per almeno un mese. No, non siamo ancora arrivati al 24 ottobre 1929, non siamo ancora al “giovedì nero”, ma è possibile che a causa dell’imponderabile il prezzo da pagare per le due metà di Los Angeles sia altissimo, superiore a quello delle altre squadre.