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NBA, Magic Johnson scende in campo: "Coronavirus e HIV: non mancano le analogie"

coronavirus
©Getty

L'ex fuoriclasse dei Los Angeles Lakers, che nel 1991 rivelò al mondo la sua sieropositività al virus HIV, ha deciso di scendere in campo al fianco della NBA per combattere la pandemia di coronavirus: "Perché oggi come allora c'è scarsa e cattiva informazione e persiste il mito che il problema non riguardi la comunità afroamericana. Non è così, anzi" 

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Era il novembre del 1991, Magic Johnson scioccava il mondo annunciando la sua sieropositività e così in tanti capivano che quella che già allora veniva definita un’epidemia — quella del contagio del virus HIV, che poteva degenerare in AIDS — poteva toccare chiunque. Proprio come la pandemia che il mondo si ritrova ad affrontare oggi, di fronte alla diffusione del Covid-19, e proprio Magic Johnson — a lungo in prima fila per la lotta all’AIDS — ha evidenziato alcune similitudine tra le due tragedie. “Gli stessi problemi che abbiamo dovuto affrontare allora li affrontiamo anche oggi: cattiva informazione al riguardo, scarsa educazione e il mito che questo tipo di malattia non possa riguardare la comunità nera”. Invece — lo dicono i dati — proprio la comunità afroamericana è tra le più colpite in termini di vittime: solo il 21% della popolazione americana, conta invece per il 42% circa dei decessi legati al coronavirus. Un valore doppio rispetto alla media che ha portato l’ex campione dei Lakers di nuovo in prima linea: “Dobbiamo fare qualcosa, subito, perché a scendere in campo nella NBA è una vasta maggioranza di giocatori afroamericani, così come in maggioranza nera è anche il pubblico della NBA”. Magic parteciperà allora in una serie di incontri virtuali e discussioni pubbliche con una serie di professori e professionisti del campo medico/scientifico, per aiutare a dare risalto a questa emergenza soprattutto nelle comunità nere: “Avere Magic coinvolto ci aiuta tantissimo a far breccia in queste comunità”, fanno sapere dalla NBA. E l’ex n°32 dei Lakers è più che disposto a fare la sua parte: “Quando si tratta di mandare messaggi di inclusione e rispettare le diversità, la NBA è sempre stata all’avanguardia. Lo stesso vale per quando succede qualcosa che va a impattare in maniera forte la comunità afroamericana, come successo ad esempio con il caso Donald Sterling. Adam Silver è il leader sportivo più dinamico che ci sia in circolazione, capisce le cose al volo e interviene rapidamente: non avevo dubbi che avrebbe fatto qualcosa per combattere anche il coronavirus”. E la lega infatti — attraverso il programma NBA Together — ha già raccolto 76 milioni di dollari da destinare a ospedali e strutture medico-sanitarie impegnate in prima linea nella lotta alla pandemia.