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NBA, Draymond Green, "l'elefante nella stanza" e il duro attacco a Kevin Durant

NBA

Ospite su "Uninterrupted", l'ala degli Warriors torna sulla polemica con Kevin Durant che ha diviso lo spogliatoio di Golden State la scorsa stagione: "Doveva farsi avanti e dire: 'A fine anno è finita', oppure no. Invece ha lasciato l'elefante in mezzo alla stanza per tutto l'anno"

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Ospite su Uninterrupted di due delle persone più influenti nel circolo di LeBron James — Maverick Carter e Paul Rivera, per la prima edizione di WRTS: After party — Draymond Green ha utilizzato l’analogia dei Chicago Bulls 1997-98 per tornare sull’infinita polemica che lo ha visto protagonista con Kevin Durant durante la scorsa annata. “Il messaggio di Steve Kerr a inizio stagione è stato: ‘Godiamoci la stagione, perché potrebbe essere l’ultima di questo gruppo’. Ovvio: Klay Thompson e Kevin Durant erano in scadenza di contratto”. Soltanto che, così facendo, argomento Green “restava un enorme elefante nella stanza. Quello che sarebbe dovuto succedere a mio avviso era che Kevin [Durant] si sarebbe dovuto fare avanti e dire: ‘Hey, con quest’anno è finita’, oppure ‘Non è finita’, ma non puoi lasciare l’elefante in mezzo alla stanza per tutta una stagione”. Per Green il comportamento di Durant ha avuto un’immediata conseguenza: “Non c’era giorno in cui un giornalista non veniva da Klay o da me a chiederci: ‘Quindi? Cosa succederà a fine anno?’, e le domande nascevano per via della posizione di Kevin. Perché Klay era sempre stato chiaro: ‘Voglio essere un Warrior a vita, voglio giocare con il gruppo che ha costruito tutto questo’. Per me era lo stesso. Ma per Kevin non lo era, perché lui continuava a ripetere che non sapeva cosa avrebbe fatto l’anno successivo. In più, lui non aveva tutti questi rapporti con i giornalisti, per cui il peso del suo silenzio ricadeva sempre più sulle spalle mie e di Klay, che eravamo più disponibili coi media”. Ma più ancora di questo, Green torna sul concetto iniziale: “Per tutta l’annata c’è stato questo enorme elefante nella stanza perché — a differenza di quanto successo nei Bulls [dove la posizione di Krause da una parte e di Phil Jackson e Jordan dall’altra era molto chiara] — non era chiaro cosa sarebbe successo”.