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Michael Malone: “LeBron James non ha la mentalità da killer di Michael Jordan”

NBA

L'attuale allenatore dei Nuggets ha visto tante volte giocare da vicino Michael Jordan al seguito di suo padre Brandan, per anni assistente di Knicks e Pistons. Poi ha allenato - a sua volta da assistente - i Cavs di LeBron James. Ecco perché le sue parole meritano di essere ascoltate 

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Michael Jordan e LeBron James. Il parallelismo fra i due, le comparazioni, l’inutile dibattito tra chi sia il più forte sono stati sentiti mille volte. L’attuale allenatore dei Denver Nuggets Michael Malone, però, ha senza dubbio un punto di vista privilegiato quando c’è da parlare del n°23 dei Bulls e di quello oggi in maglia Lakers. Il padre di Michael Malone, Brandon, è stato infatti da assistente sulla panchina sia dei Knicks che dei Pistons che a lungo hanno battagliato negli anni ’80 e inizio ’90 con i Bulls di Michael Jordan — e spesso portava il figlio con lui all’arena. Michael Malone, poi, a sua volta si è seduto da assistente per cinque anni sulla panchina di quei Cavs che avevano a roster un certo LeBron James. “La discussione su chi sia il più grande di sempre rimane — ammette il coach dei Nuggets — e non può esserci una risposta chiara e definitiva, perché Michael può benissimo essere considerato il migliore ma lo stesso si può dire anche per LeBron”. Poi però Malone mette l’accento su una differenza fondamentale tra i due: “Ho allenato LeBron per 5 anni e ho un grande rapporto con lui ma devo dire che non aveva lo stesso atteggiamento mentale, lo stesso killer instinct che si pensa abbia avuto Michael Jordan. MJ non era solo un gran giocatore — spiega l’attuale allenatore di Denver — ma un qualcuno che era pronto a strapparti il cuore dal petto se fosse stato necessario per vincere una partita. È un qualcosa che non si vede molto spesso. Aveva quella mentalità da killer e la portava in campo ogni sera”. Allo stesso tempo però Malone riconosce come ogni giocatore possa essere la miglior versione di se stesso solo restando fedele alle proprie caratteristiche, e non cercando di imitare quelle di qualcun altro: “Anche quando parlo coi miei giocatori, voglio che siano a proprio agio con ciò che sono, mentre troppi giovani giocatori — e a volte anche qualche allenatore — cercano di essere qualcosa o qualcuno che non sono”. Per cui Michael Jordan è Michael Jordan e LeBron James è LeBron James. Perché dover scegliere?