Nessuna traccia di alcool o droga nel corpo del pilota dello Sikorsky S-76, precipitato al suolo a una velocità di quasi 300 km/h. Immediata, fanno sapere i medici legali, la morte di tutti i passeggeri
Quasi cinque mesi dopo il tragico schianto in elicottero che è costato la vita a Kobe Bryant, alla figlia Gianna e a sette altre persone emergono i risultati delle autopsie sui corpi dei passeggeri coinvolti nel fatale incidente. Le conclusioni a cui sono arrivati i medici legali della contea di Los Angeles danno quasi per certa “l’immediata morte allo schianto” dei nove passeggeri, specificando così come le fiamme abbiano avvolto solo in un secondo momento i corpi, ormai senza vita, rendendoli quasi irriconoscibili. Il riconoscimento di Bryant è avvenuto infatti soltanto tramite le impronte digitali, ma l’autopsia riporta anche altri dettagli del suo corpo (tra cui i tatuaggi) a conferma dell’identità del giocatore. Tra le conclusioni emerse dalle autopsie, anche l’assenza nel corpo del pilota dell’elicottero, Ara Zobayan, di qualsiasi traccia di alcool o droga: le indagini hanno anzi evidenziato come Zobayan fosse quasi riuscito a superare l’intenso banco di nebbia ritenuto la causa dell’incidente, prima di perdere definitivamente il controllo dell’elicottero su una svolta a sinistra e schiantarsi al suolo a quasi 300 chilometri all’ora. Pur restando in attesa del responso definitivo del National Transportation Safety Board, non è finora emersa nessuna indicazione di un guasto meccanico allo Sikorsky S-76, l’elicottero su cui viaggiavano Bryant, la figlia e i suoi ospiti.