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NBA, coach Snyder difende Donovan Mitchell: "Commenti abominevoli al suo post"

NBA
©Getty

Un post pubblicato dalla guardia dei Jazz per celebrare Juneteenth, la festa per l'abolizione di fatto della schiavitù negli USA, aveva generato reazioni tanto positive quanto negative tra i tifosi di uno stato (lo Utah) con la più bassa presenza di cittadini afroamericani. Generando la sorpresa indignata di Mitchell e le parole di supporto al suo giocatore dell'allenatore dei Jazz 

Donovan Mitchell è stato uno dei giocatori NBA più attivi sul fronte delle proteste e rivendicazioni razziali seguite alla morte, ormai un mese fa, di George Floyd, ucciso dalla polizia di Minneapolis. E Mitchell è il simbolo di una squadra, gli Utah Jazz, che gioca in uno degli stati con la minor concentrazione di cittadini afroamericani di tutti gli Stati Uniti. All’ultimo censimento, la popolazione di razza bianca (e tradizionalmente di tendenze politiche conservatrici) era oltre l’86% del totale statale, mentre la comunità di colore toccava a mela pena l’1% (percentuale che sale al 2.3% a Salt Lake City). Per questo — dopo l’episodio del graffito dedicato a Floyd imbrattato di vernice proprio a Salt Lake City, a due passi dall’arena dei Jazz — anche un post social di Mitchell ha causato non poche controversie. Pubblicato il 20 giugno per celebrare Juneteenth — la festa con cui viene ricordato l’abolizione di fatto in tutti gli Stati Uniti della schiavitù — il post ha generato tante reazioni positive da parte dei suoi follower ma altrettante apertamente negative, portando addirittura il suo allenatore — Quin Snyder — a intervenire in prima persona per difendere la libertà di pensiero e di espressione del suo n°45. “Tanti commenti al suo post sono stati positivi, ma ce ne sono stati anche alcuni abominevoli, che non possiamo assolutamente tollerare”, ha dichiarato l’allenatore dei Jazz in una conference call con diversi giornalisti locali e nazionali. “E dire che ce ne siano stati tanti anche di positivi non deve farci assolutamente dimenticare quelli negativi, perché finché ci sarà un solo commento d’odio vuol dire che c’è ancora lavoro da fare”. Snyder — che insieme alla moglie e ai suoi quattro figli ha partecipato in prima persona alla marcia organizzata a Salt Lake City per onorare Juneteenth — ha poi difesa a spada tratta il suo giocatore: “Ci vuole coraggio per farsi avanti e sostenere ciò in cui si crede. Può mettere qualcuno a disagio — vale per lui e vale per alcuni di noi — ma questa è sicuramente una buona cosa”.

La reazione di Donovan Mitchell

Di fronte alle reazioni (a volte scomposte) di alcuni suoi follower al post pubblicato sul suo account Instagram, il n°45 degli Utah Jazz aveva dimostrato tutta la sua amarezza (e forse anche un po’ di sorpresa) con un secondo post, questa volta condiviso dal suo account Twitter: “Non riesco a capire come possiate fare apertamente il tifo per noi [quando siamo in campo] e poi, quando si trattano questi argomenti, essere completamente in disaccordo con noi”. Un’osservazione tanto pertinente quanto tristemente realista.