Prima di unirsi nuovamente ai suoi compagni all'interno della bolla di Orlando, la point guard di riserva di coach Vogel si è allenato quotidianamente con Kurt Rambis, vecchia conoscenza dei gialloviola, oggi attivo da consulente. Senza Avery Bradley, il ritorno in campo di Rondo assume un'importanza ancora maggiore
Quando si insegue il titolo NBA, serve l’aiuto di tutti. Anche quello di una riserva, che in poco più di 20 minuti a sera porta in dote 7 punti, 5 assist e 3 rimbalzi a ogni uscita, ma anche un bagaglio di esperienza che lo ha già visto sollevare — nel 2008 a Boston — il Larry O’Brien Trophy da protagonista. Ecco perché la notizia che Rajon Rondo ha fatto il suo ingresso nella bolla di Orlando — dove dovrà ora superare una quarantena di 4 giorni — ha portato una ventata di ottimismo in casa Lakers, nonostante la point guard in uscita dalla panchina di coach Vogel sia ancora chiamato a continuare la riabilitazione al pollice della mano operato a metà luglio. Riabilitazione che però non gli ha impedito di lavorare già in palestra assieme a una vecchia conoscenza del mondo gialloviola, Kurt Rambis, oggi nel ruolo di consulente per la squadra di Los Angeles.
Quando coach Vogel sarà in grado di poter nuovamente utilizzare Rondo ancora non è chiaro, ma già il fatto che il 34enne ex Celtics abbia potuto raggiungere la squadra è visto come un segnale positivo: dopo l’operazione al pollice di metà luglio, i tempi di recupero erano stati stimati in 6-8 settimane, e se la stima più ottimistica (un mese e mezzo) dovesse essere quella giusta i Lakers potrebbero ritrovare Rondo arruolatile già per una eventuale gara-7 di primo turno (o per l’avvio del secondo). E dopo una parentesi nei seeding games da 3 vittorie e 5 sconfitte, ogni addizione al roster può essere di grande importanza.