NBA, crollo Philadelphia 76ers: dai giocatori all’allenatore, finiscono tutti sotto accusa
ANALISILa pesante sconfitta in gara-2 contro i Boston Celtics ha fatto emergere tutti i problemi della franchigia, che sembra incapace di reagire a tutti i livelli — in campo, in panchina e nella dirigenza. E a Philly intanto è già partita la caccia al colpevole
Si dice spesso che una vittoria, così come una sconfitta, ai playoff vale uno — che perdere di 1 o di 10 o di 20 non cambia poi molto negli equilibri della serie. Sconfitte come quella subita dai Philadelphia 76ers in gara-2 contro i Boston Celtics, però, tendono a lasciare un segno, a rappresentare un prima e un dopo nella storia di una franchigia. I Sixers sono stati semplicemente inermi davanti ai Celtics, lasciandosi andare in un secondo tempo in cui non hanno neanche provato a dare battaglia, scivolando oltre le 20 lunghezze di svantaggio e lasciando campo libero a Boston. Una prestazione deludente che ha fatto esplodere le opinioni sui social e sulla stampa, come sempre accade quando di mezzo c’è una squadra con grandi ambizioni e grandi attenzioni come Philadelphia. I Sixers sono stati semplicemente impresentabili su entrambi i lati del campo, con una chiara mancanza di impegno e di talento nei confronti degli avversari. Joel Embiid ha chiuso con 34 punti e 10 rimbalzi con ottime percentuali, ma anche con -21 di plus-minus; la novità in quintetto Matisse Thybulle è andata ancora peggio con -30 in 24 minuti; i due free agent più pagati della corsa estate, Tobias Harris e Al Horford, hanno rispettivamente chiuso con 13 e 4 punti, combinando per 6/18 al tiro — senza riuscire a giustificare tutti i milioni spesi per loro in free agency. Tutti insomma, dal primo all’ultimo, sono finiti sul banco degli imputati, con l’immagine di un tifoso che si è messo una benda davanti agli occhi sugli spalti virtuali che è diventata immediatamente virale. La perfetta rappresentazione dello stato d’animo dei tifosi dei Sixers.
Le colpe di Brett Brown: scelte di giocatori e tattica difensiva
Sul banco degli imputati c’è ormai da più di un anno Brett Brown, il cui futuro lontano dalla panchina sembra ormai segnato indipendentemente da come finirà questa serie. Davanti alla stampa l’allenatore dei Sixers ha mostrato il solito atteggiamento stoico, dicendoci convinto che ci sia abbastanza talento e carattere nello spogliatoio per rispondere alle avversità, ma anche lui ha la sua grossa parte di colpe per le scelte fatte sia a livello di uomini (a un certo punto è stato schierato anche Raul Neto) che di tattica (senza trovare mai un modo di togliere la palla dalle mani di Jayson Tatum e mantenendo una difesa contenitiva sul pick and roll, provocando un’emorragia di punti subiti). Il 5/21 dalla lunga distanza è una conseguenza dei problemi dei Sixers più che una causa, e con l’assenza di Ben Simmons ci si è accorti che — al netto dei tiri da tre che non si prende in prima persona — i Sixers ne hanno persi molti di più da quelli che produce con i suoi passaggi e le sue accelerazioni. Philadelphia ora ha tutte le spaziature del mondo e nessuna idea di cosa farsene, oltre a non avere un piano per servire Embiid in maniera dinamica e non statica per toglierlo dai raddoppi dei Celtics.
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Le accuse alla dirigenza: contratti a giocatori inadeguati
Una sconfitta del genere ha acceso i riflettori anche a livelli più alti rispetto al campo. L’intero operato della dirigenza guidata dal GM Elton Brand è stato messo sotto accusa, a partire dalle scelte di Harris e Horford fino a quella di non pagare Jimmy Butler la scorsa estate, ma anche risalendo agli anni e alle dirigenze precedenti (Jayson Tatum sarebbe potuto essere un giocatore dei Sixers, ma lo hanno scambiato per prendere Markelle Fultz). Il giornalista Kyle Neubeck ci è andato giù particolarmente pesante, definendo i Sixers “la versione boriosa degli Wizards di Wall e Beal, campioni solo sulla carta che pagano soldi eccezionali per giocatori del tutto normali”. Anche altri hanno sottolineato come la debacle di ieri notte sia in realtà frutto di anni di decisioni sbagliate, trasformando quella che sembrava una situazione estremamente promettente a una disastrosa in pochissimo tempo. Insomma, sembra che sia tutto da cambiare a Philly, ancora una volta: ci sono almeno due partite per invertire la rotta, ma senza neanche poter contare sull’infuocato pubblico del Wells Fargo Center, non si vede proprio a quali appigli questa squadra possa aggrapparsi per non affogare ancora di più.