Il commissioner NBA è uscito allo scoperto e ha confermato le voci (già circolate nei giorni scorsi) della disponibilità da parte della lega e dell'associazione giocatori a posticipare l'avvio della prossima stagione. Nella speranza che un vaccino (o la diffusione di test a risposta rapida) che possa riaprire i cancelli delle arene in tutti gli Stati Uniti
Era già nell’aria — con le preoccupazioni espresse dal capo dell’associazione giocatori Michele Roberts prima, con le indiscrezioni su un avvio di free agency posticipato poi: ora sono arrivate anche le parole del commissioner Adam Silver a spazzare il campo dai dubbi: al 99% la NBA non tornerà in campo il 1 dicembre per il via della stagione 2020-21 (“Data che oggi ci appare troppo vicina”). La prima palla a due verrà ritardata, afferma il commissioner, “nella speranza di poter avere i nostri tifosi sugli spalti”, visto che degli incassi legati a tutto l’indotto NBA — 8 miliardi di dollari — circa il 40% è legato alla presenza del pubblico nelle varie arene. “Giocare davanti ai nostri tifosi diventa il nostro obiettivo numero uno: se per farlo dobbiamo rimandare l’avvio del campionato, d'accordo con l’associazione giocatori siamo pronti a farlo”, ha dichiarato Silver.
La speranza più grossa è ovviamente nella scoperta di un vaccino che possa permettere la gestione dell’emergenza Covid-19, ma anche la diffusione di test a risposta rapida che potrebbero facilitare l’afflusso dei tifosi all’arena: “Seguiamo ogni sviluppo da vicino: gli ultimi report sono molto positivi”, commenta il commissioner NBA. Perché la “bolla” di Orlando è stata (fin qui) un successo, ma non può essere considerata una soluzione a lungo termine.