Un incontro fiume di quasi tre ore tra tutti i giocatori presenti nella bolla, con LeBron James intestatario della proposta di fermare definitivamente la stagione per lanciare un messaggio forte e chiaro - votata però soltanto dalle due squadre di Los Angeles. Si va verso la possibile sospensione di altre gare, in attesa della riunione tra i proprietari
Una serata storica, un gesto che segnerà per sempre il mondo dello sport e una decisione che avrà delle ripercussioni che andranno ben oltre la scelta di non scendere sul parquet. I Milwaukee Bucks hanno deciso di boicottare gara-5 del primo turno playoff contro gli Orlando Magic e da lì è iniziata una protesta che ha portato la NBA ad annunciare lo spostamento delle tre sfide previste. Rimandare a data da destinarsi o sospendere? Questo uno dei tanti punti interrogativi di una serata proseguita poi con una riunione fiume tra tutti i giocatori ancora presenti all’interno della bolla e impegnati nelle sfide playoff. Un incontro che ha lasciato inevitabilmente molte questioni in sospeso e che verrà ripreso alle 11 di mattina orario della Florida (le 17 ore italiane) - in contemporanea con la riunione prevista tra i proprietari NBA che dovrà in qualche modo tirare le fila e capire come uscire da questa fase di stallo. In ballo ci sono, come minimo, il miliardo di dollari garantito dai diritti televisivi dai playoff NBA - la ragione per cui la Lega ha organizzato la bolla di Orlando, investendo 180 milioni di dollari per riuscire a garantire la massima sicurezza a livello sanitario e portare a termine una stagione adesso nuovamente in bilico.
Lakers e Clippers votano per lo stop, le altre vogliono concludere la stagione
vedi anche
Le reazioni dei giocatori alla decisione dei Bucks
Stando a quanto riportato da The Athletic, Lakers e Clippers avrebbero votato a favore dello stop definitivo della stagione NBA, a differenza di tutte le altre franchigie intenzionate in qualche modo a portarla a termine. Milwaukee Bucks compresi, additati da alcuni durante l'acceso confronto di aver deciso senza aver consultato i giocatori delle altre squadre. Dopo la votazione e le parole di Udonis Haslem - che si è domandato come si possa eventualmente pensare di proseguire la stagione qualora le due squadre di Los Angeles decidessero di farsi da parte - LeBron James ha abbandonato la riunione, seguito in maniera immediata dai suoi compagni di squadra e dall’intero roster dei Clippers. Il n°23 gialloviola e Kawhi Leonard sono stati tra i principali oratori di una riunione durata più di due ore e mezza, così come Patrick Beverley; uno dei promotori della richiesta di non tornare più sul parquet. James ha chiesto in maniera esplicita maggiore azione da parte dei proprietari delle franchigie riguardo le ingiustizie e le discriminazioni dovute al colore della pelle. È possibile quindi che dopo il Board of Governors arrivi una proposta per convincere Lakers e Clippers a fare un passo indietro e rivedere la loro posizione. Un esempio di proposta possibile: finanziare la campagna elettorale di candidati che si battono per le cause che stanno a cuore ai giocatori. Tutte ipotesi, almeno fino a quando non si terrà la doppia riunione nelle prossime ore.
Si va verso altri giorni di sospensione, in attesa della decisione definitiva
leggi anche
Caso Blake, i Bucks boicottano gara-5 per protesta
Tra le ipotesi sul tavolo al momento c’è probabilmente il rinvio delle tre partite in programma nella notte tra giovedì e venerdì - in un momento concitato e difficilmente conciliabile con il basket giocato, mentre resta enorme sullo sfondo il punto interrogativo riguardo le possibili implicazioni finanziarie di una scelta del genere. L’accordo salariale tra giocatori e proprietà probabilmente dovrà essere rivisto, con implicazioni economiche e non solo difficilmente quantificabili al momento. Una decisione non semplice da prendere, come dimostrato da quanto accaduto nello spogliatoio dei Bucks prima della palla a due con i Magic. George Hill - uno dei giocatori che si era espresso più duramente dopo l’aggressione subita da Jacob Blake - ha proposto ai suoi compagni di squadra di non scendere in campo: la sparatoria infatti è avvenuta in Wisconsin, a 45 minuti di auto da Milwaukee e secondo lui sarebbe stato un gesto significativo per mostrare vicinanza alla protesta. È stato lui a usare per primo il termine “boicottare”. A quel punto alcuni giocatori avevano già completato le prime operazioni di routine sul parquet, ma hanno subito preso la via degli spogliatoi - con Kyle Korver che aveva già indossato la divisa, pronto a giocare. Ed è stato proprio il tiratore veterano dei Bucks a intervenire durante l’incontro e a chiedere scusa ai colleghi per non aver condiviso con gli altri la decisione di non scendere in campo - per primi con gli Orlando Magic, rimasti sul parquet fino a pochi minuti dalla palla a due in attesa di capire cosa stesse succedendo. La riunione, secondo indiscrezioni, si è conclusa con toni molto accesi e con un momentaneo nulla di fatto. Gli incontri delle prossime ore saranno quelli che dovrebbero indicare le decisioni riguardo la prosecuzione o meno della stagione.