NBA, come gestire i rapporti con la Cina? Silver: "La decisione spetta al nostro governo"
NBAIl numero uno NBA rivendica oltre 40 anni di rapporti amichevoli con la Cina e insiste sull'aspetto positivo - nella trasmissione dei valori americani e nella conoscenza reciproca - delle relazioni commerciali con l'ex Impero Celeste. Ma poi chiama indirettamente in causa Trump per avere le linee guida
È stato spesso il cavallo di battaglia di chi — critico nei confronti delle posizioni politiche/sociali adottate dalla NBA e dai suoi giocatori — chiedeva a gran voce che la lega di Adam Silver facesse sentire la sua voce anche sulla questione cinese — questione che già aveva causato non pochi problemi a inizio stagione dopo il tweet del general manager di Houston Daryl Morey a favore di Hong Kong. La Cina — mercato enorme per numeri e cruciale per la grande passione popolare — è infatti al centro di complicate relazioni politico-internazionali con gli Stati Uniti di Trump e la posizione della NBA verso un Paese che impone evidenti limitazioni alla libertà dei propri cittadini è senz’altro delicata: “Le nostre relazioni con la Cina risalgono a oltre 40 anni fa, quando io ovviamentee neppure ero in NBA e al tempo fu Abe Pollin [il proprietario degli allora Washington Bullets, ndr] a portare la sua squadra per primo a Pechino, con una decisione che ebbe risvolti molto positivi nello stabilire delle relazioni tra i due Paesi attraverso lo sport. Proprio come è successo e succede durante le Olimpiadi”, ha raccontato il commissioner NBA.
“L’idea era che questi scambi culturali fossero importanti nel facilitare i rapporti diplomatici tra le due parti. Con il passare degli anni la NBA ha incrementato le sue relazioni con la Cina, fino a oggi sempre con l’appoggio del Dipartimento di Stato e del nostro governo, che vedeva di buon occhio la nostra missione: esportare i valori americani in Cina. Ovviamente occorre raggiungere un compromesso, perché visto il sistema di governo cinese in molti potrebbero sostenere che la NBA non debba avere rapporti con un Paese del genere”.
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Ma è proprio qui che Adam Silver delinea la posizione della sua lega, in pratica facendo un passo indietro e rimettendo all'esecutivo USA ogni decisione: “Spetta al nostro governo decidere dove un’azienda americana debba o non debba operare. Personalmente continuo a pensare che lo scambio culturale che si crea con le nostre attività in Cina sia positivo e aiuti ciascuna delle due culture a conoscere meglio l’altra, oltre — come già detto — a esportare i valori americani all’estero”. Valori — riconosce Silver — negati in maniera brutale per via del tweet di Morey a inizio stagione, che alla NBA sono costati l’esposizione televisiva sul canale statale cinese (CCTV). “Avremmo potuto mollare tutto e andarcene — dice il commissioner NBA — ma in realtà abbiamo in Cina un altro partner, Tencent, che continua a offrire la NBA in streaming e a mio avviso è stata positiva la scelta di non interrompere i rapporti perché credo che due superpotenze come Stati Uniti e Cina debbano trovare ogni modo possibile per lavorare assieme”.