L'esplosiva guardia di Denver chiude con 32 punti ma segna solo 4 volte dalla lunetta negli ultimi sei minuti di gara, quando il n°23 dei Lakers decide di occuparsi in prima persona della sua marcatura. Tenendolo a 0/3 dal campo e riuscendo a stoppare/sporcargli due conclusioni decisive
“È il momento in cui si decidono le partite. Vuole marcare Murray, e non vuole che sia nessun altro a farlo”. Così in telecronaca Chris Webber sceglie di descrivere la scelta dei Lakers di mandare LeBron James in missione speciale su Jamal Murray negli ultimi minuti di gara-4, una scelta che lo stesso “King” James commenta nel post-partita: “L’ho visto decidere le partite in quei minuti già tante volte, il ragazzo è davvero speciale. In attacco è quello che si dice una tripla minaccia: può farti male da tre, dal mid-range o anche al ferro. Io ho fiducia nella mia difesa, nelle ore trascorse a studiare i video dei miei avversari e nei miei compagni — per cui alla fine ho fiducia anche nelle conseguenze. Ho detto ai miei compagni che l’avrei marcato io e che loro potevano evitare di venire a raddoppiarlo, occupandosi invece ciascuno del proprio uomo. Sono riuscito a fermarlo in un paio di occasioni e a catturare i rimbalzi sui suoi errori, che è la cosa più importante”.
La giocata simbolo dell’impegno difensivo del n°23 dei Lakers arriva con tre minuti ancora da giocare prima della sirena finale e L.A. davanti di 3 punti, 105-102. Murray attacca LeBron in penetrazione ma James difende bene, lo accompagna al ferro e lo stoppa (con la mano destra, quella di richiamo), una stoppata che permette a Rondo di correre in campo aperto, fermarsi alla lunetta e mettere il jumper del +5. Murray — 32 punti alla fine per lui — segna i punti 27 e 28 della sua gara-4 con 6:27 da giocare: il resto della sua produzione offensiva arriva solo dalla lunetta (4/4), riuscendosi a prendere soltanto tre tiri dal campo, tutti sbagliati e due stoppati/sporcati proprio da LeBron James. Che in una partita da 26 punti, 9 rimbalzi e 8 assist insegna — a 35 anni — che due scivolamenti difensivi e due mezze stoppate (nessuna così netta da finire nel boxscore) per contenere la stella avversaria valgono più di qualsiasi altra cosa per vincere una partita decisiva di playoff.