Jimmy Butler, l’investitura di Dwyane Wade a Riley e Spoelstra: "È il vostro uomo"
PAROLEDopo la vittoria in gara-3, coach Erik Spoelstra ha rivelato un aneddoto dei giorni in cui i Miami Heat stava pensando di firmare Jimmy Butler: "Dwyane Wade ha giurato a me e a Pat Riley che era il nostro uomo, che sarebbe stato il prossimo grande Heat". E i risultati finora danno ragione a tutti, a partire dal numero 21 il cui "effetto" sulle squadre è tangibile
Gara-3 è stata indiscutibilmente la partita di Jimmy Butler. Il numero 21 dei Miami Heat ha dominato contro la difesa dei Lakers chiudendo con una tripla doppia straordinaria da 40 punti, 11 rimbalzi e 13 assist, trascinando i suoi al successo che accorcia le distanze sul 2-1 nella serie. Il tutto senza poter contare su due titolari come Goran Dragic e Bam Adebayo, prendendosi tutte le responsabilità offensive e punendo ogni difensore che si è ritrovato davanti, chiudendo con uno spettacolare 14/20 al tiro e 12/14 ai liberi senza tentare neanche una tripla. Numeri che alle Finals si sono visti solo con Jerry West e LeBron James, ma che non sorprendono più di tanto in casa Heat. C’era infatti una leggenda della franchigia che aveva già previsto tutto: Dwyane Wade. A rivelare l’investitura del numero 3 per il suo ex compagno ai tempi dei Chicago Bulls è stato coach Erik Spoelstra: “Dwyane ce lo ha giurato, ha guardato dritto negli occhi Pat Riley e me e ci ha detto: ‘Questo è il vostro uomo. Questo è il prossimo grande Heat’”. Un’investitura in piena regola da parte del giocatore più importante nella storia della franchigia, e una sorta di “previsione” di quello che sarebbe poi successo nella bolla, riportando gli Heat alle Finals a sei anni di distanza dall’ultima volta — quando a South Beach c’era ancora LeBron James.
L'effetto Butler: le squadre prima e dopo il suo arrivo
In gara-3 Butler è diventato anche il primo giocatore a segnare di più, prendere più rimbalzi e distribuire più assist in una partita di finale in cui c’era James in campo, e questo considerando anche tutti i compagni nella carriera di LeBron. Una prestazione che ha confermato la sua capacità di caricarsi una squadra sulle spalle nel momento più difficile, un “effetto” che anche le sue ex franchigie conoscono bene. Una grafica di ESPN durante la partita ha riassunto la sua capacità di incidere direttamente sui successi delle sue squadre: nel 2016-17 con lui come guida i Chicago Bulls hanno agguantato i playoff con il seed numero 8, l’unica loro apparizione negli ultimi cinque anni, e sono andati vicini a spaventare i Boston Celtics al primo turno, andando sul 2-0 prima dell’infortunio di Rajon Rondo. Un anno dopo ha guidato i Minnesota Timberwolves alla loro unica apparizione ai playoff negli ultimi 16 anni, vincendo lo spareggio con i Denver Nuggets. Infine lo scorso anno è andato a quattro rimbalzi sul ferro di Kawhi Leonard dal portare i Philadelphia 76ers alle finali di conference a Est, in una gara-7 in cui giocò ad altissimo livello. Da notare anche che nessuna delle tre squadre, dopo il suo addio, è riuscita a ripetersi a quei livelli — sintomo che davvero la sua presenza faceva la differenza. Oggi è riuscito a portare un seed numero 5 fino alle Finals, e non ha alcuna intenzione di fermarsi.