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NBA a un bivio: si parte a dicembre o gennaio? In ballo un miliardo di dollari

la nba che verrà
©Getty

Continueranno per un’altra settimana le trattative tra la NBA e la NBPA, alla ricerca di un accordo definitivo riguardo la stagione 2020-21. Due le opzioni sul tavolo: inizio il 22 dicembre e stagione da 72 gare, partenza a metà gennaio e regular season ridotta a 50 partite (con ulteriori perdite a livello economico)

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Dopo aver rinviato la data entro cui prendere una decisione definitiva al prossimo venerdì 6 novembre, si riduce sempre più il tempo a disposizione per NBA e NBPA per raggiungere un accordo che permetta di tornare in campo già prima di Natale. E con l’incertezza legata all’evoluzione della pandemia che potrebbe continuare a tenere lontano dalle arene gli appassionati - un’assenza che costa alla lega circa 4 miliardi di dollari - il conto delle perdite potrebbe lievitare di una cifra che varia tra i 500 milioni e il miliardo di dollari. Questa la differenza a livello economico tra il partire il 22 dicembre e il rinviare tutto a metà gennaio: perdite che verrebbero equamente divise tra proprietà e giocatori, che vedrebbero così assottigliarsi sempre più la quota stipendi. In ballo infatti, in base alla data di partenza, ci sarebbero una ventina di partite di regular season: scendere in campo dal 22 dicembre permetterebbe alla lega di offrire alle TV una stagione da 72 gare, che verrebbe drasticamente ridotta a 50 qualora la partenza slittasse di un mese. Stando alle indiscrezioni infatti, le televisioni hanno esplicitamente chiesto alla NBA di non entrare in conflitto con le Olimpiadi previste dal prossimo 23 luglio - e che garantiscono ascolti superiori. La stagione quindi dovrà terminare prima dell’estate e permettere così nella stagione 2021-22 di ritrovare la naturale collocazione all’interno del calendario - da metà ottobre a metà giugno. Più passano i giorni però e più appare improbabile riuscire nell’impresa raccontata con l’abusata formula riportata anche in altri ambiti di “salvare il Natale”.

Il riposo per i giocatori NBA: il 73% fermo da almeno quattro mesi

Ripartire a dicembre infatti, stando a quanto chiesto dall’associazione giocatori, vorrebbe dire mettere alle corde una porzione significativa di squadre, costrette a tornare in campo senza aver riposato a sufficienza. Tutti ovviamente hanno pensato a LeBron James, certo, ma a guardare nel dettaglio le date dalle quali i giocatori non sono più scesi sul parquet, ci si rende conto che anche in quel caso sarebbero in pochi a dover ridurre al minimo il periodo di recupero. Su 450 giocatori sotto contratto in NBA, ben 120 non giocano dalla metà di marzo. Un’eternità. Altri 90 si sono fermati a metà marzo, raggiunti da altri 120 nel giro di un paio di settimane. Insomma, partendo il 22 dicembre, ben 330 giocatori avrebbero riposato per almeno quattro mesi. Discorso diverso per le otto squadre arrivate in semifinale di Conference, ma anche in quel caso si potrebbe pensare di trovare, attraverso il calendario, di agevolare il loro ritorno in campo.

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