Elezioni USA, LeBron James e il suo ruolo decisivo nella vittoria di Joe Biden
USA 2020Il successo elettorale del candidato democratico su Donald Trump è stato il più consistente per voti conquistati nella storia degli Stati Uniti, figlio della grande partecipazione che ha coinvolto anche la popolazione afroamericana. Merito dello sforzo fatto anche dal n°23 dei Lakers, dalle sue associazioni e da un attivismo politico andato ben oltre il lavoro sul parquet
Joe Biden è il 46° presidente della storia degli Stati Uniti. Un risultato arrivato dopo quasi quattro giorni di scrutinio, andati per lunghe a causa dell’enorme ricorso al voto postale a seguito delle complicazioni legate alla diffusione della pandemia da Covid-19. Quando il vantaggio in Pennsylvania del candidato democratico è apparso aritmeticamente incolmabile, è stato chiaro quanto il voto in alcune città a forte presenza afroamericana abbia pesato nel determinare l’assegnazione dei grandi elettori in diversi stati chiave. Philadelphia, Atlanta, Milwaukee, Detroit: città con franchigie NBA, strade in cui spesso la cronaca racconta di uccisioni di persone di colore da parte della polizia e soprattutto alcuni dei luoghi in cui il lavoro dell’associazione “More Than A Vote” ha dato i suoi frutti. La gente, soprattutto gli appartenenti alle minoranze, hanno deciso di partecipare in massa alle elezioni perché raggiunti, spronati ed educati dai volontari messi insieme dal lavoro fatto anche da LeBron James. “More Than A Vote” infatti è un’organizzazione che in queste settimane ha combattuto la disinformazione dei giovani elettori afroamericani, spesso incapaci di comprendere il peso elettorale della loro scelta, di un diritto conquistato con fatica e che negli Stati Uniti non diventa mai automatico per la popolazione - ma va conosciuto, richiesto e alle volte preteso. James si è impegnato a fondo in tutto questo, tanto che uno dei suoi primi tweet di celebrazione - ne sono arrivati tanti - era dedicato alle donne della sua associazione, a partire da Michelle Obama; l’ex first lady che tanto si è spesa per convincere le persone a votare.
Educare gli afroamericani al voto: “È una questione culturale”
Sintomo di quanto fosse cambiata la percezione attorno al personaggio LeBron James è l’intervista che il n°23 dei Lakers ha rilasciato al New York Times un paio di settimane fa, pochi giorni dopo aver vinto il suo quarto titolo NBA. Nessuna analisi tecnica di quanto accaduto sul parquet, niente commenti riguardo l’ennesimo premio da MVP delle Finals conquistato. No, c’era un’altra sfida da vincere: “Credo che le persone di colore, la nostra comunità, sia stata da sempre tenuta ben distanze dai diritti civili - sommersa da una montagna di disinformazione da decenni. Mi ritrovo nella posizione di poter indirizzare le persone, educarle attraverso associazioni come “More Than a Vote”, per spiegare quanto sia importante recarsi alle urne. È una discussione che mi appassiona, sono onorato che così tanti atleti abbiano deciso di seguire questa strada”. L’associazione finanziata e diretta da James ha inoltre lavorato al reclutamento di 40.000 addetti elettorali, impiegati per aiutare le persone uscite di prigione a riottenere il proprio diritto al voto, oltre a quello di far comprendere e schivare ai più giovani la falsa propaganda elettorale diffusa soprattutto via social: “Molti di noi credono che votare non sia importante: questo è quello che ci hanno insegnato, è la sensazione che gli afroamericani provano di continuo sulla loro pelle. Non siamo mai rappresentati dalle istituzioni. Il mio obiettivo è far avere a tutti le giuste informazioni, che comprendano quanto la loro scelta può pesare sui destini di un’intera nazione”. Un risultato raggiunto in pieno.
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Anche la NBA al suo fianco: le arene utilizzate come seggi elettorali
Una delle frasi più riprese nelle campagne social del n°23 dei Lakers negli ultimi mesi è stata: “Plan your vote”. Che fosse in anticipo, via posta, a una settimana o a pochi minuti dalla chiusura dei seggi. L’obiettivo era quello di far votare il maggior numero di persone afroamericane possibile e in sicurezza, mettendo a disposizione strutture che permettessero il distanziamento sociale imposto dalla pandemia. Per questo, lo scorso agosto, quando il boicottaggio dei Milwaukee Bucks contro gli Orlando Magic ha portato la NBA vicina alla possibile sospensione della stagione, decisive sono state le parole di un grande amico di LeBron - Barack Obama - che ha saputo indicare la strada ai giocatori in rivolta in quelle fasi così concitate. Sfruttare la visibilità data dall’essere i migliori atleti del pianeta per chiedere azioni concrete. Quali? Ad esempio, mettere a disposizione le arene NBA per facilitare le operazioni di voto. Così a New York è diventato normale presentarsi al Madison Square Garden non per gustarsi l’ennesima sconfitta dei Knicks, ma per scegliere tra Biden e Trump. Discorso simile in altri 23 palazzetti, diventati “luoghi di democrazia” - definizione di cui la NBA può fare orgogliosamente vanto.
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La partita del voto si gioca nelle arene NBA. FOTO
Le liti con Trump via social (e non solo) e il possibile ritorno alla Casa Bianca
Quella di James e dei tanti sportivi che hanno seguito il suo esempio è stata un’impresa titanica che ha pagato i suoi dividendi, non solo a livello di risultato elettorale, quanto soprattutto di partecipazione: più di 160 milioni di elettori che rappresentano il 67% del totale; entrambi dati record se si guarda alle tornate elettorali degli ultimi 120 anni. Un dato enorme, letto da alcuni come un vero e proprio referendum su Donald Trump. Nessuno ha mai avuto dubbi su quale fosse la preferenza di James, contro cui l’ormai ex Presidente degli Stati Uniti ha più volte puntato il dito - non da ultimo, il comizio a 24 ore dall’inizio delle votazioni in cui i suoi sostenitori hanno intonato un coro esplicito e offensivo nei confronti di LeBron. Il n°23 dei Lakers è diventato un nemico del leader repubblicano sin da quando via Twitter - strumento molto utilizzato da entrambi - corse in soccorso di Steph Curry che con gli Warriors campione NBA decise di non presentarsi alla Casa Bianca durante la trasferta a Washington. Da lì in poi, Trump non ha più invitato i giocatori NBA, in aperta rottura con atleti che hanno “offeso la bandiera degli Stati Uniti”, scegliendo di inginocchiarsi durante l’inno americano. Un lungo testa a testa giunto all’epilogo nelle scorse ore: da una parte i cinguettii di Trump censurati perché ritenuti non veritieri, dall’altra i meme, i commenti e la gioia di James che già promette di tornare a far visita al Presidente nelle vesti di campione NBA. L’occasione per stringere la mano a Joe Biden, ritratto nella caricatura postata da LeBron diventata subito virale: il nuovo presidente USA nei panni di James e Trump in quelli del povero Iguodala, vittima di una delle stoppate più famose della storia della pallacanestro. Era giugno 2016, poco prima della vittoria di Trump. Un cerchio che virtualmente si chiude. Un’altra giocata storica riuscita nella carriera di LeBron.