
NBA, il nuovo protocollo COVID-19 per affrontare la stagione 2020-21
NBA pronta a ripartire tra meno di un mese con una regular season più corta (72 gare e non più 82) e con tante incognite legate al dover scendere in campo in arene semivuote, spostandosi in giro per gli Stati Uniti con il rischio contagio ben diverso rispetto a quello corso all’interno della bolla di Orlando. Una situazione mai sperimentata prima, per la quale sono state previste delle regole nuove: di seguito alcune delle principali indicazioni

Diverse testate giornalistiche statunitensi, tra le quali ESPN, hanno visionato una copia delle 134 pagine di direttive previste. “Un modello simile a quello tenuto all’interno della bolla di Orlando”, sottolineano alcuni, facendo però le dovute proporzioni rispetto al fatto che questa volta non ci sarà la possibilità di beneficiare del totale isolamento garantito a Disney World ai giocatori la scorsa estate

IL RITORNO IN CAMPO DEI GIOCATORI POSITIVI | Una delle questioni più dibattute e finita sotto la lente d’ingrandimento è ovviamente la procedura che riguarda la reintroduzione sul parquet di un giocatore risultato positivo al COVID-19. Per ottenere il via libera sono previste due modalità: una basata sul tempo e l’altra sui test

La prima prevede che un giocatore torni a disposizione della squadra se, dopo essere risultato positivo, sono trascorsi almeno 10 giorni in cui non si sono manifestati sintomi di alcun tipo. La seconda modalità invece richiede un doppio test negativo a distanza di almeno 24 ore l’uno dall’altro

Al tempo stesso, se un giocatore risulta ancora positivo a un test, sarà costretto ad aspettare altri 10 giorni a partire da quel momento - o dalla scomparsa dei sintomi, in base alla decisione presa per garantire il ritorno in campo

UN POSITIVO FUORI ALMENO 12 GIORNI | A questa attesa minima di 10 giorni, si aggiungono poi 48 ore ulteriori in cui il giocatore può ritornare ad allenarsi, ma da solo, senza contatto con i compagni e indossando per tutto il tempo la mascherina - a prescindere dall’attività svolta in palestra. Inoltre, sono obbligatori test cardiaci per verificarne le condizioni cliniche

COSA DEVE FARE UNA SQUADRA CON UN GIOCATORE POSITIVO | Una lunga serie di passaggi: riportare la positività alle autorità locali competenti e tracciare immediatamente tutti i contatti diretti del giocatore. Poi, disinfettare e sanificare tutti i locali, le attrezzature e gli spazi utilizzati dalla squadra (arena inclusa) e predisporre l’isolamento domiciliare per il giocatore risultato positivo

SOSPENDERE DI NUOVO LA STAGIONE? | No, al momento non è prevista questo tipo di scelta - presa lo scorso marzo subito dopo la scoperta della positività di Rudy Gobert. “L’apparizione di alcuni casi di contagio o di piccoli gruppi all’interno delle franchigie non richiederà da la decisione di sospendere o cancellare la stagione 2020-21”

IL CONTAGIO SI RIDUCE, MA NON SI ESCLUDE | Cambia infatti l’approccio generale alla situazione: nella bolla NBA l’obiettivo (utopistico secondo alcuni, eppure raggiunto) era quello di evitare il contagio. Nei prossimi mesi invece si cercherà di mitigarne gli effetti, di ridurne l’impatto, ma giocando in giro per gli Stati Uniti è impossibile pensare di escludere a priori che membri delle squadre non restino contagiati

SI VIAGGIA AL MASSIMO IN 45 | È stato fissato anche un limite di persone da poter portare in trasferta durante la stagione: 45, compresi un massimo di 17 giocatori più staff tecnico e addetti della squadra. Un gruppo che “deve limitare al minimo i rischi di contrarre il contagio” e che dovrà rispettare un protocollo per viaggi e spostamenti che verrà rilasciato più avanti dalla lega

RIPRISTINATA LA LINEA TELEFONICA PER LE SEGNALAZIONI | Come già successo durante la permanenza nella bolla, la NBA prevederà un numero a cui poter segnalare le violazioni del protocollo - un alert di cui i giocatori dovranno tenere conto e non semplice da regolamentare