
NBA, Pelicans in picchiata, cinque ko in fila: tutti i problemi della squadra di Van Gundy
Con un All-Star come Brandon Ingram e un giocatore dal potenziale illimitato come Zion Williamson, da due anni le aspettative attorno ai Pelicans sono altissime. Mancati i playoff la scorsa stagione, è arrivato il cambio in panchina e con questo anche un cambio deciso di filosofia di gioco. Che però, dopo un avvio promettente, non sembra dare finora i risultati sperati. Ecco cosa non sta funzionando in Lousiana

CINQUE SCONFITTE IN FILA | Partiti 4-2, i New Orleans Pelicans sono poi andati incontro a cinque ko consecutivi, che oggi ne fanno — insieme ai New York Knicks e agli Orlando Magic — la squadra con la striscia negativa attiva più lunga di tutta la lega. Solo Minnesota, a Ovest, ha oggi un record peggiore della franchigia della Louisiana

RITMO | Sotto coach Alvin Gentry (che era sulla panchina dei Suns di D’Antoni al tempo dei “7 seconds or less”) i Pelicans — squadra giovanissima — dovevano correre, correre e correre. Stan Van Gundy ha tirato il freno a mano: da quarti in tutta la NBA per pace (numero di possessi su 48 minuti) l’anno scorso, oggi sono 26°, con solo quattro squadre a giocare a un ritmo più lento di New Orleans

PALLE PERSE | I Pelicans sono 26° anche per la percentuale di palle perse, uno dei loro punti deboli più evidenti. Giustificabili (forse) cercando di giocare a mille all’ora lo scorso anno, intollerabile considerando invece il ritmo lento adottato quest’anno da VanGundy. New Orleans incassa più di 20 punti a sera scaturiti dalle proprie palle perse (4° dato peggiore NBA): sono già 5 (su 11) le gare con almeno 18 turnover per Ball e compagni e proprio il prodotto di UCLA è quello che perde più palloni (quasi 3 a sera), seguito da Brandon Ingram (2.8)

DIFESA SUL PERIMETRO | VanGundy ha messo in chiaro da subito che — sul modello Bucks voluto da Budenholzer — i Pelicans sono disposti a farsi battere dal tiro da fuori pur di proteggere il ferro. Stanno riuscendo bene in quest’ultimo intento (concedono solo 38.2 punti in area, 1° NBA) ma per farlo lasciano agli avversari oltre 42 triple a partita, quasi la metà dei tiri tentati dai propri avversari. Che finora le hanno realizzate con il 37.5% ma se le percentuali dovessero salire sarebbero guai ancora più seri

MANCA IL TIRO DA FUORI | Solo gli Orlando Magic stanno tirando peggio da tre punti rispetto ai Pelicans in tutta la NBA: poco più di 31 triple a sera tentate (24° dato NBA), solo il 32.4% come percentuale di realizzazione (erano 7° sotto Alvin Gentry). Sta tirando male perfino un “cecchino” come JJ Redick, che ha sbagliato 43 delle 61 triple tirate (sotto il 30%, lui che in carriera viaggia con il 41.5%)

PANCHINA DELUDENTE | Senza tiro da fuori e corti. Queste le accuse mosse a New Orleans già in fase di previsioni stagionali — fin qui (purtroppo per i Pelicans) confermate. Solo i Cleveland Cavaliers hanno una second unit che produce meno offensivamente di quella di coach Van Gundy, solo 27.3 punti a sera. Alexander-Walker l’unico in doppia cifra, grazie soprattutto all’esplosione da 37 punti nel ko contro i Clippers

I FALLY DI HAYES | E a proposito di panchina. Jackson Hayes, per cui i Pelicans hanno speso una ottava scelta assoluta al Draft 2019, fatica a stare in campo soprattutto per la sua tendenza a commettere falli (spesso inutili). Aveva la terza media falli più alta (se proiettato sui 36 minuti) lo scorso anno, è ancora nei top 15 NBA (5.4 falli ogni 36 minuti) quest’anno. Se sta in campo meno di 12 minuti a sera, è anche per questo motivo…

GUAI SENZA ADAMS | Una cosa sembra chiara dall’inizio di stagione dei Pels: la presenza in campo di Steven Adams sembra imprescindibile. L’attacco, che viaggia 111.4 punti per 100 possessi con il neozelandese in campo, crolla a 96.1 quando è fuori (15.3 di differenza). Senza Adams a centro area, il saldo negativo di punti è un clamoroso -40, e sotto canestro non sembrano esserci troppo alternative all’ex OKC