Segna tanto e lo fa con una efficienza incredibile: nella notte ha mandato a referto la sua decima prestazione in NBA da almeno 30 punti col 70% al tiro (come lui solo David Robinson, Shaquille O'Neal e Kareem Abdul-Jabbar). Tra le sue conclusioni più amate, ovviamente c'è la schiacciata: e la superstar dei Pelicans apre alla possibilità di esibirsi al prossimo Slam Dunk Contest
Nella notte Zion Williamson e i suoi Pelicans hanno perso (in casa) contro i Brooklyn Nets, una delle squadre migliori della lega. La sconfitta di New Orleans poco toglie però all’ennesima prestazione superlativa — 33 punti con 14/19 al tiro — dell’ex fenomeno di Duke — che nella sera in cui ha debuttato le sue signature shoes (ennesima indicazione di uno status ormai da superstar assoluta) ha aggiunto il suo nome a una lista ristrettissima di campioni del passato. Nelle prime due stagioni NBA, infatti (e Williamson nella prima ha disputato solo 22 gare), solo tre giocatori sono stati in grado di mandare a libri 10 o più partite con almeno 30 punti e il 70% al tiro. Con la decima gara di questo tipo fatta registrare contro i Nets, Williamson si è unito a fenomeni del calibro di David Robinson (12 partite da 30&70% dal 1989 al 1991), Shaquille O’Neal (17, dal 1993 al 1995) e Kareem Abdul-Jabbar (18, dal 1970 al 1972).
Un futuro alla gara delle schiacciate?
Non è bastato per vincere (e Williamson lo ha sottolineato: “Diventa scocciante dire che ci siamo vicini ogni volta, se poi finiamo sempre per perdere”) ma questo nulla toglie all’incredibile stagione della prima scelta assoluta del Draft 2019. Che ci mette anche del suo per aumentare l’attenzione attorno a sé: dopo aver vinto la gara delle schiacciate al McDonald’s All-Star Game da liceale, la star di New Orleans — nel frattempo diventato famosissimo a Duke per la violenza con cui attaccava il ferro — non ha mai accettato di esibirsi allo Slam Dunk Contest NBA ma ora la sua posizione potrebbe cambiare: “La tentazione è fortissima, lo ammetto”, ha dichiarato a Shannon Sharpe: “Guardando l’edizione di quest’anno mi dicevo: “Dannazione, forse dovrei farla anch’io’. Per cui sì, in futuro potrebbe accadere”.
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Una carriera (alternativa) nel football NFL
Il talento atletico del giocatore dei Pelicans è fuori discussione, e non si scopre certo oggi. Da adolescente giocava si esibiva da quarterback sui campi di football, e Williamson è il primo a essere convinto che se avesse insistito su una carriera nel football, probabilmente oggi lo ritroveremmo non nella NBA ma nella NFL. Solo con un ruolo diverso da quello della sua gioventù: “Penso che sarei un ricevitore, o al massimo un tight end: sicuramente uno di questi due ruoli”. E con i suoi due metri d’altezza, i 128 chili e le sue doti di coordinazione e salto, tanti auguri ai difensori NFL impegnati a negargli una ricezione.