È tornato sui suoi passi il campione dei Lakers che, scosso dall'omicidio da parte della polizia di una 16enne nel suo Ohio, aveva pubblicato sui suoi social la foto dell'agente incriminato con accanto il messaggio "Sei il prossimo" (ovvio riferimento alla condanna di Derek Chauvin nel processo a George Floyd). Ma nel giro di pochi minuti James ha cancellato il suo stesso tweet, spiegando online le ragioni del suo gesto
“Accountability” era stata la parola d’ordine — usata da LeBron James e da tanti altri atleti — dopo la condanna di Derek Chauvin al processo per l’uccisione di George Floyd. Ma una sola condanna, per molti non è abbastanza per parlare di “giustizia” e anche il n°23 dei Lakers evidentemente la pensa così, perché poche ore dopo il verdetto di Minneapolis James è tornato su Twitter pubblicando la foto di un altro poliziotto — Nicholas Reardon, accusato dell’uccisione della sedicenne Ma'Khia Bryant a Columbus, Ohio, solo due giorni fa — accompagnata dalla scritta: “Sei il prossimo”, seguita dal solito hashtag (#accountability). Un messaggio che era subito sembrato un po’ troppo forte, di caccia all’uomo, una violenza verbale evidentemente riconosciuta anche dalla superstar dei Lakers che ha successivamente cancellato il proprio tweet spiegando così le sue azioni: “La rabbia non porta mai a nulla di buono e questo vale anche per me! È più importante raccogliere tutte le informazioni possibili e farsi un’idea completa delle cose. Certo, sono ancora infuriato per quello che è successo a quella ragazzina: a lei e alla sua famiglia va tutta la mia simpatia, che la giustizia possa prevalere”, ha scritto in un primo tweet James, facendolo poi seguire da un secondo: “Sono così stanco di vedere afroamericani uccisi dalla polizia. Ho cancellato il mio tweet perché veniva usato per creare soltanto ancora più odio. Qui non si tratta di un singolo poliziotto: qui si tratta di un intero sistema che usa anche le nostre parole per creare ancora più razzismo. Desidero in maniera disperata che ognuno sia chiamato ad assumersi le proprie responsabilità”.
Nel filmato reso pubblico dalla polizia relativo all’incidente di Columbus, si vede Bryant brandire un coltello contro un’altra donna, che cade a terra. Le urla di diversi poliziotti non fermano però la 16enne che appare avventarsi su un’altra ragazza: a quel punto dagli agenti partono 4 colpi che colpiscono Bryant, pronunciata poi morta in ospedale.