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NBA, i sogni (di gloria) di Nets e Knicks finiscono sulla copertina di "The New Yorker"

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Le rinnovate ambizioni delle due squadre newyorchesi - nelle prime posizioni della Eastern Conference - si guadagnano la cover del più prestigioso settimanale USA, che affida all'arte di Mark Ulriksen (lui stesso tifosissimo) il compito di illustrare il ritorno in auge di due squadre che da troppo tempo non regalano vittorie importanti ai propri tifosi

Una squadra (i Nets) sta battagliando per il primo posto nella Eastern Conference. L’altra (i Knicks) è saldamente al quarto posto. Entrambe sono praticamente certe — i bluarancio devono ancora centrare la sicurezza aritmetica — di prender parte ai playoff NBA che prenderanno il via l'ultima settimana di maggio. E allora -- come titola l’ultima copertina del prestigioso settimanale americano “The New Yorker” — ci sono “Hoop dreams in New York”. Nella Grande Mela si torna a sognare, grazie ai “Big Three” (Irving-Harden-Durant) da una parte e alla coppia rivelazione Julius Randle (neo-All-Star) e R.J. Barrett dall'altra. E in copertina — ritratti nella bellissima illustrazione di Mark Ulriksen, newyorchese grande appassionato di sport — ci sono proprio loro, il n°7, il n°11 (palla in mano) e il n°13 di Brooklyn inseguiti sullo sfondo dal n°9 e del n°30 di New York. Sono loro, si legge sulle pagine del New Yorker, “a rendere nuovamente orgogliosa un’intera città” e Ulriksen concorda: “New York è sempre stata una città di pallacanestro. E un conto è se fanno bene i Nets, con il loro trio di superstar, ma quello che fa veramente esaltare la città sono le performance dei Knicks. Hanno fatto pena da sempre — ammette l’artista che oggi è di base a San Francisco — ma ogni squadra può avere un brutto mezzo secolo, commenta ironico

E proprio agli ultimi Knicks vincenti, Ulriksen ammette essere legato uno dei suoi ricordi sportivi più belli: “Non dimenticherò mai Willis Reed uscire dagli spogliatoi zoppicante per giocare gara-7 di finale NBA nel 1970 contro gli odiati Lakers”, racconta, ma è solo il passato a ispirare l’illustratore del New Yorker: “Illustrare dei giocatori non è diverso dall’illustrare dei soggetti normali — spiega -- con l’unica eccezione che i pantaloncini sono molto più corti. Durant, Irving e Harde sono un’autentica gioia da disegnare, perché le loro facce, i loro corpi, anche le loro barbe sono assolutamente uniche. Mi piace tantissimo disegnare corpi in movimento ma che allo stesso tempo sembrano congelati nel tempo. Mi piace l'idea di un’immagine ferma che però sembra come sospesa, nascondendo l’azione”. Proprio come sull’ultima sua bellissima cover del New Yorker. 

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