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Steph Curry, rinnovo a vita con Golden State: 215 milioni fino al 2026

MERCATO NBA

Steph Curry ha esteso il proprio contratto con i Golden State Warriors per altri quattro anni per un totale di 215 milioni di dollari, il massimo possibile per un giocatore della sua età. Un accordo che lo porterà a giocare per gli Warriors fino a 38 anni, legandosi praticamente a vita con la squadra della Baia: "Avevo pensato di andare via, ma chiudere al meglio la carriera a San Francisco è il mio ultimo obiettivo"

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Nella storia della NBA sono solamente sei i giocatori che hanno firmato un contratto da oltre 200 milioni di dollari; solo uno di loro però lo ha fatto più di una volta, e quel qualcuno è Steph Curry. Dopo aver già firmato un quinquennale da 201 milioni di dollari nell’estate del 2017, il leader dei Golden State Warriors ha esteso ulteriormente il suo legame contrattuale con la squadra della Baia per altri quattro anni a 215 milioni complessivi, arrivando così fino al termine della stagione 2025-26, quando avrà già compiuto 38 anni. A quel punto Curry avrà alle spalle 17 stagioni in NBA, e la speranza di tutti — giocatori, franchigia e soprattutto tifosi — è che possa farlo sempre con la stessa maglia, dato che è già il miglior realizzatore nella storia degli Warriors nonché il giocatore più importante per la franchigia. Insieme a lui Golden State si è già assicurata Klay Thompson fino al 2024 e anche Draymond Green, che potrà esercitare la player option in suo favore per la stagione 2023-24.

Le parole di Curry, che aveva immaginato (per poco) un futuro lontano dagli Warriors

Un accordo che Curry ha commentato in un’intervista esclusiva con The Athletic, spiegando che la prima telefonata ricevuta via FaceTime è stata quella di Draymond Green - che alle 4 di notte a Tokyo (dove è impegnato con Team USA alle Olimpiadi) non voleva perdere tempo nel congratularsi con lui: “Pensare di restare agli Warriors altre cinque stagione, restare a Golden State fino a 38 anni, dal mio punto di vista è il conseguimento di tutti gli obiettivi che mi sono posto in ciò che resta della mia carriera”, spiega il n°30 Warriors. “Volevo firmare un rinnovo di tre anni nell’estate 2020, ma ho preferito rimandare perché senza grande pressione su di me, sapevo di poter dimostrare in campo di valere ancora il massimo”. Curry confessa anche di aver pensato - soltanto in maniera ipotetica - a un futuro lontano dalla sua San Francisco: “È normale, cercare di ritrovarti sempre nella condizione migliore per riuscire a vincere”, spiega, raccontando come la curiosità di guardare altrove si sia subito placata nel momento in cui ha capito che restare a vita un giocatore degli Warriors fosse un risultato ineguagliabile, nella speranza che la strada intrapresa da Golden State gli permetta nei prossimi cinque anni di togliersi anche altre soddisfazioni.

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Gli scenari per Golden State nel prossimo futuro

Più o meno saranno le prossime tre stagioni quelle in cui Golden State continuerà a cercare di competere per il titolo con i propri Big Three, attorno ai quali stanno provando a costruire una squadra in grado di giocarsela sia con giocatori pronti subito (Andrew Wiggins, Kevon Looney, ma anche i neo arrivati Otto Porter e Nemanja Bjelica) che con una serie di giovani che possano portare avanti la torcia dei Big Three anche in futuro (James Wiseman, Jonathan Kuminga, Moses Moody ma anche Jordan Poole, Eric Paschall e Juan Toscano-Anderson). Sarà compito di coach Steve Kerr cercare di amalgamare i gruppi così spaccati in due dal punto di vista anagrafico: un esperimento che non ha reso lo scorso anno, complice anche l’infortunio di Klay Thompson prima ancora che la stagione iniziasse, ma che bisognerà trovare il modo di far funzionare — anche perché l’esborso per la proprietà in termini di stipendi e luxury tax è decisamente esoso, visto che già ora sono 43.3 milioni di dollari sopra la soglia della luxury.

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