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NBA, Kyrie Irving e la situazione contrattuale: sospeso, ma pagato (in parte) dai Nets

gli scenari
©Getty

Irving è stato messo fuori squadra dai Nets, ma riceverà parte del suo stipendio per le gare in trasferta in cui avrebbe potuto giocare anche da non vaccinato. Oltre al contratto però, a tenere banco sono gli scenari futuri e le opzioni sul tavolo a disposizione di Brooklyn - che non vuole svenderlo, spera di convincerlo a tornare sui suoi passi e che difficilmente potrà rescindere il suo contratto

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Fuori squadra sì, ma almeno (in parte) pagato. A sgomberare il campo da ogni tipo di dubbio ci ha pensato Sean Marks durante una conferenza stampa tenuta poche decine di minuti dopo la pubblicazione del comunicato nel quale i Nets rendevano nota la decisione di lasciare Kyrie Irving fuori dal gruppo a tempo indeterminato, fino a quando non si metterà nelle condizioni di poter prendere pare in maniera “completa” alle attività della squadra. Niente vaccino uguale niente spazio all’interno del roster. A poco sono valse le indiscrezioni circolate dopo la pubblicazione di un pezzo da parte di The Athletic, in cui persone vicine a Irving raccontano il suo punto di vista: “Una battaglia per dare voce a chi non ha”, sottolineando che le posizioni dell’ex All-Star di Cavaliers e Celtics non sono di base no-vax. Non è scetticismo nei confronti del vaccino, ma l’occasione di utilizzare la sua piattaforma e il suo “pubblico” per portare avanti le cause di chi non ha possibilità di farsi sentire. Anche a costo di compromettere la sua stagione, l’ambizione di Brooklyn di conquistare il titolo NBA al termine di questa annata e più in generale mettendo in discussione il proseguimento della sua carriera.

Cosa succede al contratto di Irving: pagato per non giocare

Uno dei primi nodi da affrontare in questa situazione anomala per tutti era quello della retribuzione: Irving viene sospeso per una decisione unilaterale da parte dei Nets, quindi deve continuare a ricevere il suo stipendio? Per le partite casalinghe dei Nets e per quelle da giocare in trasferta contro i Knicks e con gli Warriors (45 in tutto), la decisione è stata presa dalla NBA. L’accordo raggiunto tra la lega e la NBPA infatti prevede il mancato versamento di una quota di retribuzione pari a 1/91.6 del salario del giocatore per ogni gara a cui non può prendere parte - formula modificata lo scorso anno quando la stagione regolare ha previsto 72 e non 82 partite. La mancata vaccinazione dunque non viene considerata una “causa ragionevole”, ma una scelta del giocatore che non si mette nella condizione di poter scendere in campo: nel caso di Irving quindi ogni partita saltata per questa ragione corrisponde circa a 380.000 dollari non incassati. Qualora Kyrie saltasse dunque tutti le sfide, si supererebbe quota 17 milioni di dollari di sanzione su un contratto complessivo di oltre 35 milioni. E la restante parte? Quella gli verrà corrisposta, perché la sua assenza dal parquet riguarda solo ed esclusivamente una scelta della dirigenza, che inoltre non potrà multarlo per gli allenamenti saltati - dopo aver deciso di allontanarlo anche dalla palestra della squadra.

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I tre possibili scenari: rescissione, vaccino o cessione

Capire cosa accadrà nel prossimo futuro resta un rebus di difficile soluzione e a cui, di certo, nessuno sa dare una risposta definitiva. Le soluzioni alternative sul tavolo da poter seguire al momento sono tre:

 

  • La prima è la rescissione unilaterale del contratto (strada molto difficile da percorrere a livello normativo per i Nets);
  • La seconda è che, dopo la somministrazione del vaccino, Kyrie Irving torni a essere a disposizione e venga reintegrato in squadra;
  • La terza è che Kyrie Irving venga ceduto da Brooklyn, possibilmente a una squadra che può schierarlo nelle partite casalinghe anche da non vaccinato.

 

Il terzo scenario è quello su cui Flavio Tranquillo - di cui trovate l’approfondimento video in testa all’articolo - si sofferma di più nel suo intervento, sottolineando come Brooklyn in quel caso si ritroverebbe a dover scambiare un giocatore con due anni di contratto davanti, un campione assoluto ma in aperta rottura con la franchigia. Una condizione che metta i Nets nella condizione di non poter chiedere nulla o quasi in cambio: per questo, nonostante l’intervento sul mercato appare il più percorribile, saranno tanti i fattori - e le persone - che agiranno all’interno della franchigia per provare a ricomporre la frattura (a partire da Kevin Durant e James Harden). Di certo c’è che questa intricata situazione continuerà a far discutere anche nelle prossime settimane.

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