NBA, Steph Curry non è d’accordo "al 100%" con una scelta tattica di Kerr
PAROLESteph Curry sta giocando a livelli da MVP, piazzandosi anche in vetta alla classifica dei realizzatori NBA, eppure c’è una scelta di Steve Kerr che ancora non lo convince: la gestione del suo minutaggio. "Non sono a mio agio al 100% con le rotazioni" ha detto dopo la vittoria contro Philadelphia, ma il coach ha spiegato il motivo della sua scelta
I Golden State Warriors hanno cominciato la stagione come meglio non avrebbero potuto, arrivando al Thanksgiving con un record di 16 vittorie e 2 sconfitte mostrando un’altissima qualità sia in difesa che in attacco. E se ci sono riusciti è soprattutto per merito di uno Steph Curry formato MVP, guidando la lega per punti a partita (28.2, superato Kevin Durant) e facendo girare la testa a tutti con le sue magie. Eppure c’è una cosa che secondo lui non sta funzionando, o quantomeno non lo fa stare a suo agio: la gestione del suo minutaggio. Coach Steve Kerr infatti ha cambiato le sue abitudini, visto che Curry ha pur sempre 33 anni compiuti ed è fondamentale che sia sempre in condizioni atletiche scintillanti per le speranze di titolo di Golden State. Ma più ancora del numero di minuti che gioca (attualmente sotto i 34, solo il 37esimo in tutta la NBA) sono le tempistiche dei suoi cambi a non convincerlo del tutto: "Non sono a mio agio al 100% con le rotazioni che stiamo utilizzando" ha detto dopo la vittoria contro Philadelphia. Curry sostiene che nel momento in cui sente di riuscire finalmente a entrare nel suo ritmo deve essere sostituito perché si è ormai arrivati a metà del quarto, il momento scelto per il suo riposo.
Come funziona la rotazione di coach Kerr
Normalmente Kerr era solito utilizzare Curry per intero nel primo e nel terzo quarto, rimettendolo poi in campo più o meno a metà del secondo quarto e a metà dell’ultimo periodo in base alle esigenze (molte volte è rimasto seduto per l’intero quarto periodo visto che la partita era già decisa, altre volte è stato reinserito più velocemente perché la squadra rischiava di perdere). Ora invece Curry viene sostituito "presto", cioè a metà del primo e del terzo quarto, venendo poi reinserito a circa tre minuti dalla fine della frazione se necessario, per fare in modo che sia sempre in campo all’inizio e alla fine di ogni quarto. Quindi un riposo più "spezzettato" nel corso della gara, senza tenerlo in campo per più di 6/7 minuti di fila sfruttando anche i timeout lunghi tra un quarto e l’altro per gestire le sue energie, invece dei 12 filati del primo quinquennio Warriors coinciso con cinque finali NBA consecutive. Accorgimenti che servono per tenerlo sempre al massimo della forma, anche se bisognerà trovare un modo di convincerlo definitivamente.
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La gestione dei minuti di Curry è in realtà un tema che va avanti fin dall’inizio dell’anno e che lo stesso coach Kerr ha affrontato con il consueto candore. "Stiamo ancora cercando di capire come sfruttarlo al meglio" ha detto qualche settimana fa prima della sfida agli Atlanta Hawks. "Gliene ho parlato: stiamo sperimentando un po’ di cose perché stiamo cercando di capire come funzionano certe combinazioni, e voglio vedere come si comportano con lui in campo. Mi rendo conto che in questo periodo della stagione non gli sto facendo un grande favore per aiutarlo a trovare il ritmo, è stato dentro e fuori dalla rotazione un bel po’. Ma la cosa bella di Steph è che è sempre aperto a ogni possibilità fintanto che è indirizzata alla vittoria di squadra. Credo che troveremo la nostra routine con l’andare della stagione".