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NBA, Russell Westbrook attacca Vogel: "Mi sono meritato di stare in campo nei finali"

LAKERS
©Getty

Dopo aver passato in panchina tutto il quarto periodo della pesante sconfitta con Milwaukee, Russell Westbrook non ha nascosto il suo malumore parlando con la stampa: "Onestamente non devo mantenere nessuno standard per stare in campo nei finali di gara. Mi sono meritato il diritto di esserci. Ho detto a LeBron e AD che mi sarebbe piaciuto aiutarli, ma non spetta a me deciderlo. I fischi per me? Un segno di rispetto"

La prima volta che Russell Westbrook è stato messo in panchina nel finale di gara contro Indiana di qualche settimana fa, decise di lasciare l’arena senza parlare con i giornalisti, d’accordo con lo staff PR dei Los Angeles Lakers. Questa notte è accaduto di nuovo, rimanendo in panchina per l’intero quarto periodo della sfida persa in maniera nettissima dai gialloviola contro i campioni in carica dei Milwaukee Bucks, ma Westbrook stavolta si è presentato davanti ai media per dare la sua versione dei fatti. E non ha fatto mistero di non aver gradito la decisione di coach Frank Vogel: quando gli è stato chiesto quali standard ("benchmark") debba mantenere per poter essere in campo nei finali di gara, Westbrook ha sorriso e ha detto "Chi? Io? Non ho una risposta per te, fratello, anche se mi piacerebbe… Onestamente non dovrei aver nessuno standard da tenere. Lavoro sempre tanto, mi sono guadagnato il rispetto in questo gioco. Mi sono meritato il diritto di essere nei finali di gara. Lo dicono i numeri, non devo spiegarlo. Ma non è una decisione che spetta a me: è una scelta che fa lui [Vogel, non citato con il nome, ndr] pensando alla cosa migliore per la partita". Westbrook ha anche sottolineato la mancanza di chiarezza da parte dell’allenatore: "Non sai mai quando entri e quando esci, quando giochi o quando stai fuori. Personalmente trovo difficile creare ritmo e continuità. Non mi è stato comunicato quando giocherò oppure no, ma non c’è bisogno di farlo: qualsiasi decisione prenda, spetta a lui. Il mio lavoro è essere professionale, avere un atteggiamento positivo, mettere la testa giù e lavorare al mio meglio, incoraggiando i miei compagni. Tutto qui".

Westbrook consola LeBron e AD: "Avrei voluto essere in campo…"

Per spezzare una lancia in favore di Vogel, non è che Westbrook abbia esattamente entusiasmato nei 26 minuti in cui è rimasto in campo — anzi. L’MVP del 2017 ha chiuso con 10 punti, 10 rimbalzi e 5 assist con 4 palle perse, 3/11 al tiro e 4/7 ai liberi per un plus-minus di -16, meglio solamente di Trevor Ariza (-19 in 19 minuti) e LeBron James (-25 ma in 34 minuti e mezzo). E i numeri non vanno di certo meglio se si considerano le ultime quattro partite: 10.3 punti di media con il 27.5% dal campo, il 15% da tre punti e il 55% ai liberi, con prestazioni che hanno portato i suoi stessi tifosi a fischiarlo alla Crypto.com Arena anche nel corso del terzo quarto. "I fischi? Un segno di rispetto" li ha definiti Westbrook, che ha poi commentato l’immagine di lui che va a parlare con LeBron James e Anthony Davis a pochi secondi dal termine e la partita ormai finita, mettendo una mano sulla spalla e sulla testa di entrambi. "Ho detto loro che mi sarebbe piaciuto poterli aiutare, ma non ero in campo per poterlo fare. Sono venuto qui per questo: per dare loro una mano. Sfortunatamente non l’ho potuto fare, ma decisione non sta a me" ha commentato Westbrook, che a questo punto ha definitivamente rotto il rapporto con coach Vogel. Una mancanza di fiducia tra due membri fondamentali della franchigia che ora è emersa anche in pubblico.

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La risposta di Vogel: "La speranza è che chi rimane fuori giochi meglio"

Dal canto suo, Vogel ha definito come “difficile” la decisione di mettere Westbrook in panchina. "Ovviamente Russ stava avendo una serata difficile sia in difesa che in attacco, mentre LeBron era in palla. Sapevo che il pallone sarebbe stato nelle mani di Bron, perciò ho preferito avere qualcosa di più dal punto di vista difensivo scegliendo Talen Horton-Tucker. Sono decisioni dure che vengono prese cercando di trovare quello che la squadra ha bisogno per vincere la partita". I Lakers nell’ultimo quarto hanno effettivamente rimontato diversi punti di svantaggio tornando fino al -10 a 5 minuti dalla fine, salvo poi essere ricacciati indietro dai campioni in carica guidati dai 44 punti di Giannis Antetokounmpo. La storia del post-gara però è stata ovviamente Westbrook: "Non c’è niente di male se un giocatore che non sta giocando bene abbastanza non finisce la partita in campo. E non c’è niente male se qualcun altro dà migliori chance di portare a casa il risultato. La speranza è che la risposta del giocatore in panchina sia quella di giocare meglio". Un messaggio chiaro e preciso: sta a Westbrook giocare meglio e meritarsi quei minuti in campo nel finale, basandosi sulle prestazioni attuali e non quelle del passato.

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