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NBA, la favola di Gary Payton II: da candidato video coordinator a protagonista in campo

LA STORIA
©Getty

In gara-5 Gary Payton II è stato fondamentale con i suoi 15 punti in uscita dalla panchina, ma la sua carriera sarebbe potuta essere molto diversa solo otto mesi fa. A rischio di essere tagliato per l’ennesima volta, infatti, il figlio d’arte aveva chiesto informazioni su un posto vacante come video coordinator per i Golden State Warriors, cercando di ottenere un colloquio per il posto nello staff. Ora invece è a una vittoria di distanza dal suo primo titolo NBA

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Nelle ultime due vittorie dei Golden State Warriors c’è lo zampino di Gary Payton II, che con la sua difesa, la sua energia e la sua attività sui due lati del campo ha dato un grosso contributo alla causa. Specialmente in gara-5 ha anche portato in dote 15 punti con 6/8 al tiro, pareggiando il suo massimo in questi playoff sia per punti che per minutaggio, permettendo a Draymond Green di rimanere a protezione del ferro prendendosi cura di una delle due stelle avversarie, rendendo la vita difficile sia a Jayson Tatum che a Jaylen Brown. Ma tutto questo sarebbe facilmente potuto non accadere, e non solo per il fallaccio di Dillon Brooks in gara-2 della serie contro Memphis che è costata una frattura al gomito al figlio del grande Gary Payton, che gli è costata un mese fuori dai giochi. A raccontarlo è stato lui stesso ai microfoni di ESPN durante queste Finals: a pochi giorni dalla fine del training camp le sue possibilità di essere tenuto dagli Warriors erano molto basse, visto che buona parte della squadra — tra cui anche le tre stelle Green, Curry e Thompson — spingeva per tenere Avery Bradley per l’ultimo posto a roster. Per questo Payton aveva chiesto informazioni su un altro posto vacante all’interno della franchigia: quello di video coordinator, un posto di basso livello all’interno dello staff per occuparsi di tagliare e confezionare video delle partite per gli allenatori. A 29 anni, era già pronto a dichiarare conclusa la sua carriera professionistica, almeno per qualche tempo.

"Sapevo quali erano le mie possibilità" ha spiegato GPII. "Mi dicevano che non ne avevo poi molte di ‘fare la squadra’, ma che ce n’era uno libero nel reparto video. Perciò ho provato a chiedere un colloquio per quel lavoro, così da poter rimanere attorno alla squadra e vedere se potevo dare una mano — non si sa mai che possa scapparci fuori un contratto da 10 giorni". Il 29enne però si è guadagnato ammiratori nel corso del training camp e, dopo una lunghissima serie di rifiuti e bocciature nel corso della sua carriera — passando per quattro diverse franchigie NBA e cinque affiliate della G-League dal 2016 a oggi, senza mai giocare più di 50 partite da nessuna parte — è diventato un membro importante della panchina degli Warriors, nonché un beniamino del pubblico. "Ho tenuto duro e poi mi hanno chiamato dicendo che sarei rimasto, non come video coordinator ma come giocatore" ha concluso Payton. "Era una possibilità più che reale se mi avessero tagliato: potevo tornare in G-League oppure rimanere qui con quella mansione. Per fortuna poi ho fatto il roster, perciò è andato tutto per il meglio". E ora gli Warriors non potrebbero essere più contenti di come è andata.

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