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NBA, Brittney Griner e l'appello a Biden: "Sono terrorizzata: la prego, mi riporti a casa"

NBA
©Getty

In una lettera aperta indirizzata alla Casa Bianca la giocatrice delle Phoenix Mercury della WNBA, detenuta in Russia da febbraio, rivolge un accorato appello al presidente USA: "Non si dimentichi il mio caso e quello degli altri detenuti americani. Sono terrorizzata che potrei rimanere qui per sempre", dice, mentre Putin potrebbe sfruttare la sua detenzione per arrivare a un clamoroso scambio di prigionieri

Un 4 luglio che non avrebbe mai voluto vivere, quello appena trascorso da Brittney Griner, la giocatrice delle Phoenix Mercury detenuta in Russia ormai da febbraio dopo l'arresto all'aeroporto di Mosca per il possesso di alcune cartucce per un vaporizzatore con olio di hashish. Un 4 luglio in cui la Griner ha scritto una lettera aperta indirizzasta nientemeno che alla Casa Bianca e al presidente USA Joe Biden. "Per la mia famiglia il 4 luglio è sempre stata una festa per celebrare chi ha lottato per la libertà, compreso mio padre, veterano di guerra in Vietnam. Quest'anno però la parola 'libertà' per me ha un significato completamente diverso", si legge nella lettera di Griner. "Mentre sono qui in una prigione russa, da sola, senza la protezione di mia moglie, della mia famiglia, dei miei amici, sono terrorizzata all'idea che potrei rimanere qui per sempre". Un appello quasi disperato, che nelle parte finale della lettera diventa personale, con le parole dirette espressamente a Biden: "Ho votato per la prima volta nel 2020 e ho votato per lei, perché credevo in lei. So quanti impegni e quanto lavoro comporta la sua carica, ma la prego di non dimenticare me e gli altri detenuti americani. La prego di fare tutto il possibile per riportarci a casa". 

L'ipotesi dello scambio di prigioneri con un trafficante d'armi

Il processo a Griner è iniziato il 1 luglio e secondo quanto riportato da più mezzi di informazione la giocatrice potrebbe rischiare fino a 10 anni di carcere, una pena spropositata che rende evidente come la sua detenzione - politicamente motivata - sia usata dal presidente russo Putin come arma tattica all'interno dei rapporti tesi tra Stati Uniti e Russia seguiti all'invasione dell'Ucraina. Proprio negli ultimi giorni, infatti, si è fatta sempre più insistente la voce che Putin accetterebbe la liberazione e il rimpatrio di Griner a patto di uno scambio di prigionieri. L'obiettivo del Cremlino? La liberazione di uno dei più famosi trafficanti di armi russo, detenuto negli Stati Uniti: Viktor Bout. Bout sta scontando una pena di 25 anni inflittagli nel 2010 per aver venduto armi a terroristi e criminali di guerra e al culmine della sua carriera criminale era stato definito come "il principale mercante di morte dell'Africa". Un caso di politica estera e internazionale che si fa via via più complesso e intricato, giocato sulla pelle di una delle più forti giocatrici di basket al mondo che in Russia era andata solo per guadagnarsi da vivere nella offseason del campionato NBA (con la squadra dell’Ekaterinburg). E che da allora non è più tornata a casa. 

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