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NBA, Gallinari si presenta: "Il titolo è un pensiero fisso, ho studiato Larry Bird"

PAROLE

Danilo Gallinari si è presentato al pubblico di Boston con la conferenza stampa di presentazione insieme all’altro acquisto estivo Malcolm Brogdon e il capo della dirigenza Brad Stevens: "Mio padre mi ha sempre fatto vedere i Celtics perché tifava Larry Bird, se sono qui è anche per quello. In questo momento penso solo a vincere il titolo, è un pensiero fisso. Ho sempre sognato di poter giocare davanti a questi tifosi"

 TUTTI I N°8 AI CELTICS PRIMA DI GALLINARI

È un Danilo Gallinari molto concentrato quello che si è presentato alla sua nuova squadra, i Boston Celtics. Dopo essere sbarcato in città nella giornata di ieri, l’azzurro ha preso parte alla conferenza stampa di presentazione insieme al nuovo compagno di squadra Malcolm Brogdon e al capo della dirigenza Brad Stevens, mostrandosi molto sicuro e contento della sua scelta. "Ci sono molti motivi per cui ho scelto di venire qui" ha risposto Gallinari alla prima domanda su perché abbia deciso di unirsi ai Celtics, pur avendo anche offerte maggiori da altre squadre. "Uno dei principali è che  crescendo mio padre mi ha sempre fatto seguire i Celtics, visto che tifava Larry Bird. Per questo quando c’è stata l’opportunità non ci ho pensato due volte. Qui c’è storia ovunque, lo si percepisce appena si entra nella facility: la scelta è stata facile". Proprio a Larry Bird è legato un aneddoto che l’azzurro ci ha tenuto a raccontare: "Al primo incontro dopo essere stato scelto dai New York Knicks, Donnie Walsh mi diede un DVD di Larry Bird, dicendomi di guardarlo ogni giorno e vedere quello che avrei potuto replicare. Ovviamente lui è una leggenda ed è irraggiungibile, ma li ho studiati ogni giorno. È bellissimo ora poter essere qui, non vedo l’ora di indossare questi colori: ho sempre sognato di poter giocare qui davanti a questi tifosi, finalmente come giocatore di casa e non da avversario. L’atmosfera è speciale, tutti lo sanno".

Gallinari e l’ossessione per il titolo

Più che vivere nel passato, Gallinari è però concentrato su quello che può fare nel prossimo futuro: “In questo momento della mia carriera, quando pensi alla pallacanestro pensi solo a vincere quel titolo. È un pensiero fisso che ho ogni giorno. Sono sempre stato concentrato sulla vittoria fin da quando ero più giovane, ma ora a quasi 34 anni voglio solo vincere e lavoro per quello ogni giorno. Nel mio primo anno ad Atlanta avevamo una squadra giovane, ma all’improvviso siamo arrivati alle finali di conference. I giovani pensavano che avrebbero avuto l’opportunità di giocarsi le finali di conference ogni anno, ma ripetevo a chiunque che bisognava sfruttare al massimo quel momento, perché sarebbe potuto non tornare più. Bisogna capitalizzare nelle stagioni in cui le cose vanno dalla tua parte, e qui abbiamo l’opportunità di farlo". Gallinari sa di avere a disposizione un’opportunità d’oro con una squadra giovane ma già con grande esperienza, a partire dalle due stelle Jayson Tatum e Jaylen Brown. "Sono entrambi giovani ma con esperienza ad alto livello. Non si vedono molti giocatori del loro calibro così giovani e così esperti. Quando guardi alla squadra, uno dei motivi per cui sono venuto qui sono loro due. Ho già parlato con entrambi, sono carichissimo: lavoreremo per loro e per la squadra per avere successo".

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Gallinari ha osservato da spettatore la crescita dei Celtics lo scorso anno e ha poi studiato la squadra per unirsi a loro in estate, elencando i motivi per cui li ha scelti: "La chimica di squadra, la durezza, il sistema nel quale tutti sono migliorati nel corso della stagione. È stato bello vedere come sono cresciuti". Anche nell’esperienza in biancoverde per lui si prospetta un ruolo in uscita dalla panchina come già fatto ad Atlanta: "Mi ritengo un giocatore versatile che può giocare in modi diversi, mi sono sempre adattato a tutto in attacco e in difesa. Per un giocatore non è mai facile diventare una riserva, specialmente mentalmente. Ma a quel punto della mia carriera l’ho fatto e penso di essermi adattato bene a uscire dalla panchina. Bisogna essere professionisti: quello che serve, devi farlo. Specialmente da veterano e leader. E non parlo solo di uscire dalla panchina, ma anche gestire i ragazzi nello spogliatoio". Chiusura con una domanda sulla partita da 10 triple realizzate proprio contro i Celtics, ancora oggi un record NBA per una riserva: "È stata una grande partita, ma sono contento soprattutto che abbiamo vinto quella gara. Delle partite in cui sono andato bene mi ricordo solo quello. Se non avessimo vinto, non mi ricorderei di quelle dieci triple. Ma la cosa importante è che abbiamo vinto". "E di parecchio" ha aggiunto Brad Stevens con un sorriso amaro, rimanendo a contemplare l’azzurro ogni volta che parlava.

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Le parole di Stevens e Brogdon

A introdurre i due nuovi acquisti è stato il capo della dirigenza di Boston Brad Stevens. “Oggi è un grande giorno per i Celtics, lo aspettavamo da una settimana. Do molto valore a come una squadra funziona assieme, a come si incastrano le qualità di tutti. Pensiamo che questi due ragazzi aiutino la nostra profondità, ora abbiamo tante opzioni diverse. I playoff ci hanno proposto sfide differenti, ho pensato che dovessimo migliorare i nostri quintetti ‘piccoli’ anche se Danilo e Malcolm hanno grande stazza, pur sapendo tirare senza compromettere le spaziature. È bello poter aggiungere due come loro, ma non dobbiamo togliere nulla a quello che abbiamo già. Dovremo sacrificare tutti qualcosa, ma credo che qui siano tutti a disposizione per farlo. Di Gallo ci ha convinti la sua capacità di avere impatto sulla partita segnando tiri difficili, ma anche di fare tante cose spalle a canestro”. Le due aggiunte aumenteranno il monte salari dei Celtics, ma Stevens ha avuto via libera dai piani alti: “La proprietà è sempre stata grandiosa, dandoci ogni possibilità di massimizzare le nostre chance di titolo. Abbiamo un’ottima squadra che ha potuto aggiungere queste due ottimi giocatori. Ovviamente abbiamo delle trade exception da usare ora e alla deadline, ci serviranno per trovare la giusta trade da fare. Abbiamo il semaforo verde anche per usare quelle se necessario”.

 

Brogdon ha avuto pensieri simili a quelli di Gallinari: “Sono nel momento migliore della mia carriera a 29 anni. A Milwaukee ho provato a vincere ad alto livello, poi ad Indiana ci sono stati alti e bassi. Ho sempre voluto tornare a questo livello e giocarmela per il titolo. Sono fortunato a essere qui, è il momento perfetto per me. È una benedizione essere qui, un privilegio e un onore far parte della squadra più storica della lega. Voglio sacrificarmi per vincere. Tutti devono farlo, da Tatum e Brown in giù, perciò per me e Gallo è solo una questione di aggiungere, non di togliere. La squadra è già vincente, non dobbiamo distruggere niente: tutto quello che Ime Udoka ha bisogno da me sarà fatto. Io voglio mettere a disposizione le mie abilità e le mie capacità di giocare lontano dalla palla, leggere il gioco, finire le partite in campo, difendere dall’1 al 4. Convivenza con Marcus Smart? Lui è uno dei più grandi vincenti di questa lega ed è il motivo per cui è così amato. La mia presenza qui lo aiuterà, lo spingerà a fare ancora meglio, possiamo giocare molto bene insieme. Vogliamo entrambe vincere, il resto non conta. Faremo funzionare tutto”. Parole speciali poi per Jaylen Brown, nativo di Atlanta come lui: “Quando andavo al college sentivo parlare di lui, poi ci ho giocato contro sia in NCAA che in NBA. Nei primi anni ci siamo affrontati spesso, ha lavorato tantissimo sul suo gioco. Durante la pandemia ci siamo ritrovati ad Atlanta e lavoriamo insieme alla NBPA, quando mi ha chiamato dicendomi che avrebbe guidato una protesta ad Atlanta mi sono subito unito a lui e ci siamo conosciuti meglio. Sono sempre stato un suo fan”.