Il giocatore reduce da una buona annata di esordio ai Lakers è conosciuto anche come "Hillbilly Kobe" o come "AR15". Il primo per la sua provenienza geografica, il secondo sfruttando l'associazione di iniziale e numero di maglia con la sigla di uno dei fucili semiautomatici più popolari negli Stati Uniti. E la cosa non gli piace proprio
Austin Reaves si è messo in mostra nella sua prima stagione NBA guadagnandosi i complimenti niente meno che del suo compagno più eccellente, LeBron James. Dopo una notevole carriera collegiale alle spalle (prima a Wichita State e poi a Oklahoma) è arrivato nella lega senza grandi attenzioni, neppure scelto al Draft 2021. Si era parlato di lui solo per due soprannomi, il primo già celebre ai tempi NCAA ("Hillbilly Kobe", un Kobe contadinotto, visto l'estrazione rurale - Reaves viene da un paesino dell'Arkansas), il secondo affibiatogli in NBA ("AR 15", combinando le sue iniziale e il numero di maglia ai Lakers). Solo che, proprio quest'ultimo soprannome, a Reaves non è mai piaciuto, essendo la sigla che contraddistingue anche uno dei fucili semiautomatico più popolare negli Stati Uniti (e quello utilizzato nella recente, atroce strage di Uvalde, in Texas): "Non condono nessun tipo di violenza da arma da fuoco, fenomeno purtroppo molto presente nel nostro Paese", ha detto il giocatore gialloviola, che ha manifestato anche un certo disagio nell'essere associato a una leggenda del basket peraltro scomparsa prematuramente come Bryant: "Non posso controllare i soprannomi che la gente mi dà. Non sono stato io a sceglierli, o a dire: 'D'ora in poi chiamatemi così'. Sono stati altri, come nel caso di 'Hillbilly Kobe', che forse non è il massimo visto la tragedia che ha colpito Kobe".
Un fucile per le stragi: Reaves non ci sta
Ma è soprattutto l'associazione iniziali-numero di maglia quella che preoccupa di più la guardia gialloviola: "Ho indossato da sempre il n°12, ma ai Lakers è sulle spalle di Kendrick Nunn. Ho provato il 31 in Summer League [il numero del fratello e della madre, anche lei giocatrice, ndr] ma non mi piaceva come mi stava addosso, e così ho scelto il 15 perché è molto simile come forma al 12 - il 5 in fondo è un 2 rovesciato". Solo che la sigla "AR15" non l'aveva prevista, e non è stata una bella sorpresa: "Ogni volta che accade una sparatoria di massa per me è come un colpo al cuore: provi a metterti nei panni di quelle famiglie, provi a capire il dolore che provano...". Per questo Reaves si augura che nella sua seconda stagione NBA, ora che si è guadagnato un posto in squadra, i tifosi dei Lakers sappiano inventarsi qualcosa di nuovo: AAA nuovo soprannome cercasi. Ed è quanto mai necessario provare a trovarne uno nuovo.