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NBA, la "Linsanity" non finisce mai: 10 anni dopo esce un nuovo documentario

NBA
©Getty

Jeremy Lin torna al centro della scena: a un decennio esatto dalle imprese dell'allora point guard dei New York Knicks, quel momento magico viene nuovamente raccontato in "38 at the Garden", un documentario che esalta il ruolo di Lin come simbolo "diverso" della comunità asiatico-americana, lontano dai pregiudizi solitamenti a loro associati

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Accadde tutto 10 anni fa, nel 2012. Jeremy Lin era uno degli ultimi giocatori della rotazione di Mike D'Antoni, allora allenatore dei New York Knicks. Poi quelle 11 partite, con Lin scaraventato in campo per mancanza di alternative. E la magia che prende corpo: 9-2 il record dei Knicks, 7 vittorie in fila, il n°17 bluarancio che tiene medie irreali (24 punti, 9 assist e 4 rimbalzi con il 50% al tiro), segna allo scadere per la vittoria contro i Raptors e ne mette 38 contro i Lakers, 4 in più di Kobe Bryant, vincendo il duello diretto. Lin finisce sulla copertina niente meno che di "TIME" magazine, e tutto il fenomeno mediatico che ne deriva assume un nome preciso: "Linsanity". "Linsanity" è anche il titolo di un primo documentario presentato nel gennaio 2013 al Sundance Film Festival, ma oggi - a un decennio esatto dalle imprese del giocatore uscito da Harvard - HBO ne produce un altro, intitolato "38 at the Garden" (facendo proprio riferimento alla partita contro i Lakers). La chiave è leggermente diversa, e vuole mettere in luce soprattutto l'importanza dell'affermazione di Lin nella società americana come simbolo della comunità asiatico-americana, soprattutto dopo l'ultimo periodo storico segnato dalla pandemia e da una comunicazione spesso aggressiva nei confronti degli asiatici (Trump non ha mai smesso di riferirsi al Covid come a "the China-flu", l'influenza portata dai cinesi). 

"Ci vedono come quelli che lavorano nelle lavandarie a secco o nell'IT delle aziende", "bassi, passivi, mai atletici": sono solo alcuni dei pregiudizi - riportati nel documentario - che l'impresa di Lin aiuta ad abbattere. "Non pensavo che un giocatore così potesse schiacciare", ammette Tyson Chandler. E invece Lin schiaccia, e schiaccia soprattutto i pregiudizi, un messaggio sempre importante, anche a 10 anni di distanza. 

 

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