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NBA, gli Warriors campioni di nuovo alla Casa Bianca, a quasi 7 anni dall'ultima volta

NBA
©Getty

Era il 4 febbraio 2016 quando i Golden State Warriors hanno fatto visita per l'ultima volta alla Casa Bianca, onorati come campioni NBA da Barack Obama. Poi sono arrivati i titoli del 2017 e del 2018 ma tra il nuovo presidente USA, Donald Trump, e la squadra californiana i rapporti sono stati da subito gelidi. C'è voluta la presidenza Biden per riportare gli Warriors al 1600 di Pennsylvania Avenue

Andare alla Casa Bianca per i campioni NBA negli ultimi anni è diventato un gesto tutt’altro che scontato: lo sanno bene i Golden State Warriors che dal lontano febbraio 2016 - reduci dal primo storico successo contro Cleveland - di titoli NBA ne avevano vinti altri due: nel 2017 e nel 2018, non trovando però ospitalità e accoglienza da parte della presidenza Trump, con cui Steph Curry in prima persona (e non solo lui) erano arrivati al duro scontro social e personale, tanto da congelare una pratica tanto amata e apprezzata dagli appassionati e dalle istituzioni. Per quello ha fatto doppiamente piacere agli Warriors l’essere ritornati a Washington all’interno del palazzo simbolo del potere e del governo negli Stati Uniti, accolti a braccia aperte dal presidente Joe Biden e dalla vicepresidentessa Kamala Harris - californiana e grande tifosa di Golden State, come lei stesso ci ha tenuto a sottolineare: “I nostri amati Warriors”, li ha definiti, “un orgoglio personale e fonte di gioia”, come ben raccontato dalla maglia n°49 che la squadra di San Francisco le ha fatto recapitare dopo l’elezione.

Nella sala stampa gremita di giornalisti e con i giocatori disposti sul podio insieme allo staff, sono entrati insieme uno di fianco all’altro: Steph Curry e il presidente degli Stati Uniti, “il 4 volte campione NBA e il campione della nostra nazione”, come li ha definiti la vicepresidentessa Harris. Un discorso fatto di riconoscenza e stima da parte di Biden, che ci ha tenuto a sottolineare una cosa: “Gli Warriors sono sempre ben accetti in questa Casa Bianca”, mettendo l’accento forte sul “questa” e marcando ancora di più discontinuità con il passato. Biden ha parlato di Bill Russell, di Martin Luther King e di come Golden State rappresenti in pieno lo spirito di un Paese intero: il simbolo delle “possibilità”, della libertà personale all’interno di un contesto strutturato di squadra. Poi ha parlato Curry, che ha donato due maglie preparate ad hoc per l’occasione e che ha concluso dicendo: “Spero tanto che non sia l’ultima volta che ci ritroviamo qui tutti insieme”. L’idea è quella che Golden State riesca a ripetersi anche in futuro e non smetta di vincere titoli NBA.

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