Da più di un mese Andrew Wiggins non scende in campo per i Golden State Warriors, alle prese con una questione familiare che gli impedisce di aiutare i campioni in carica. Coach Steve Kerr ha dichiarato che sperano di riaverlo in squadra entro la fine della regular season, ma che gli verrà dato tutto il tempo necessario per prendere le sue decisioni
È dallo scorso 13 febbraio che Andrew Wiggins non scende in campo per i Golden State Warriors, e più passa il tempo e più sembra difficile rivederlo con la maglia dei campioni in carica prima della fine della regular season. Il canadese ha saltato le ultime undici partite — dopo una regular season contrassegnata da problemi fisici, tra cui un infortunio all’adduttore, che lo hanno limitato a sole 37 gare disputate — per motivi personali che comprensibilmente non sono stati resi noti pubblicamente. "Non c’è niente da riportare" ha detto coach Steve Kerr prima del match vinto contro i Milwaukee Bucks. "Gli stiamo dando lo spazio necessario per gestire una situazione che è di gran lunga più importante di un gioco. Se riesce a tornare in tempo per la fine della regular season, benissimo. Altrimenti va bene lo stesso. Qualsiasi cosa succeda, ci muoveremo di conseguenza". Diversi membri dello staff e dei suoi compagni di squadra sono rimasti in contatto con Wiggins durante questo ultimo periodo, a partire da Jordan Poole. "Wiggs è mio fratello. Gli diamo tutta la nostra forza e il nostro supporto e quando sarà pronto per tornare, sarà di nuovo con noi. Sa benissimo che siamo tutti dalla sua parte e che può prendersi tutto il tempo necessario: gli auguriamo solamente il meglio".
Lo scorso anno, in particolare ai playoff e alle Finals, Wiggins si era rivelato un giocatore decisivo per il titolo conquistato, ricoprendo di fatto un ruolo di secondo piano solo nei confronti di Steph Curry. Anche in questa stagione il suo impatto in campo è di +7.7 punti su 100 possessi, secondo solamente a quelli di Draymond Green (+13.8) e Curry (+8.3), a testimonianza di un ruolo fondamentale per Golden State, che non ha un sostituto a roster con le sue stesse caratteristiche né difensive né offensive. A questo si aggiungo i problemi fisici di Gary Payton II (muscoli addominali) e Jonathan Kuminga (caviglia) e il contratto two-way di Anthony Lamb vicino al limite delle 50 partite, rendendo ancora più risicate le opzioni in mano a coach Steve Kerr. Ma davanti a questioni familiari, anche i destini di una franchigia NBA — per quanto importante — devono passare in secondo piano.