Su Twitter, in questi giorni, Daniel Poneman ha raccontato come un video da lui girato durante una partita di AAU tenuto alla Merrillville Fieldhouse ha contribuito a lanciare la carriera di Anthony Davis. "Ma se non l'avessi scoperto io, lo avrebbe fatto qualcun altro: e lui avrebbe comunque avuto una carriera da Hall of Fame"
Era solo un teenager, una guardia di 1.75 con una grande passione per la pallacanestro e un posto in squadra nella squadra del suo liceo, da freshman. Daniel Poneman però aveva una "missione" ambiziosa: quello di costruire un suo servizio di scouting video. "Andavo a vedere ogni partita, giravo per ogni playground - racconta - invece di allenarmi con i miei compagni di squadra". Alla fine è andata meglio così, perché un giorno, al Fieldhouse di Merrillville, nell'Indiana - a due ore d'auto da Chicago - Ponemam va a vedere una partita di AAU. Con sé ha la sua videocamera, e le immagini che cattura vedono un ragazzino di 17 anni dominare la competizione: quel ragazzino era un allora sconosciuto Anthony Davis (uno dei due "Mean Streets Monsters", dal nome della sua squadra). "Se non avessi scoperto io AD quel giorno, sicuramente l'avrebbe fatto qualcun altro al mio posto", ha scritto in questi giorni su Twitter. "Se non l'avessi visto al Merrillville fieldhouse, lui avrebbe comunque avuto una carriera da Hall of Fame. Per questo dico che di sicuro ha fatto più lui per me di quanto io abbia potuto fare per lui", anche se il video di quella sfida nell'Indiana è da tutti riconosciuto come quello che ha messo il nome di Davis "sulla mappa", facendo conoscere agli scout di tutta America il suo talento, aprendogli le porti dell'università di Kentucky prima e poi della NBA. "Un sacco di gente mi diceva: 'L'hai scoperto tu! Ti deve qualche milione di dollari!'. Ma io non l'ho mai vista così, sono solo stato al posto giusto nel momento giusto e mi sono fidato di quello che i miei occhi hanno visto: un talento generazionale".
Il video di Ponemam comincia a girare, in tanti si accorgono del potenziale di Davis e il resto è storia: "Essergli stato vicino in quei primi giorni, aver fatto in qualche modo parte della sua leggenda è stata una delle cose più belle che mi siano mai capitate - racconta Poneman - e sono felice di potermi dire suo amico ancora oggi". Perché le carriere delle superstar NBA nascono (anche) così, quasi per caso.