L'ex dirigente dei Celtics, ora plenipotenziario agli Utah Jazz, racconta di una trade mai andata in porto ai microfoni del podcast "Knuckleheads". E rivela che se Jimmy Butler avesse vestito la maglia biancoverde, a Boston non sarebbero arrivate le due stelle attuali della squadra
Nei diciotto anni che Danny Ainge ha trascorso dietro alla scrivania dei Boston Celtics, sono molte le mosse di mercato che l'hanno visto protagonista. Scambi che hanno portato al titolo, come quelli dell'estate 2007 con gli arrivi di Kevin Garnett e Ray Allen, o che hanno accelerato una ricostruzione per certi versi inaspettata, come la celeberrima trade con i Brooklyn Nets che spediva lo stesso Garnett e il capitano della squadra Paul Pierce a New York in cambio di un eccellente tesoretto di scelte. Ad Ainge, di certo, non è mai mancato il coraggio, prima come giocatore e poi come dirigente, anzi. Le sue decisioni hanno spesso spiazzato addetti ai lavori e tifosi, portando ad esiti alterni. E, com'è inevitabile per chi come Ainge vanta una carriera più che ventennale da general manager o presidente di una franchigia NBA, i colpi di genio compensano i passaggi a vuoto. Più che gli scambi andati in porto, di cui si sa più o meno tutto, a scatenare la curiosità sono spesso quelli che, per qualche motivo, non si sono materializzati. E anche in questa categoria Ainge ha parecchi precedenti, di cui uno particolarmente clamoroso.
Butler a Boston, si poteva fare
"Alcune delle migliori trade della mia carriera sono quelle che non sono riuscito a concludere" ha confessato Ainge chiacchierando con gli ex NBA Quentin Richardson e Darius Miles nel loro podcast "Knuckleheads". "Per esempio: stavo per portare Jimmy Butler a Boston, ma Chicago chiedeva tantissimo e quindi mi sono tirato indietro", ha spiegato Ainge, "le scelte che sarebbero andate ai Bulls sono quelle con cui poi abbiamo selezionato Jaylen Brown e Jayson Tatum al Draft". Un grande "What if" della storia recente della NBA, quindi, per cui Ainge, nonostante l'apprezzamento per Butler ("Lo amo, avrei voluto sceglierlo al Draft"), non prova alcun rimpianto.