Intervistato da Shannon Sharpe per il podcast "Club Shay Shay", l'ex stella dei Miami Heat ha ripercorso le tappe di una carriera straordinaria che l'ha recentemente portato fino alla Basketball Hall of Fame di Springfield. E quando si è trattato di parlare delle migliori guardie di sempre, Wade non si è detto sicuro della sua posizione nell'ipotetica classifica condivisa da appassionati e addetti ai lavori
DWYANE WADE INVITA IL PADRE SUL PALCO DELLA HALL OF FAME | GUARDA IL VIDEO
Dopo l'ingresso nella Hall of Fame di Springfield il mese scorso, l'estate di Dwyane Wade procede in una lunga riflessione sulla sua carriera. A quattro anni dal ritiro, l'ex stella dei Miami Heat è stato ospite di Shannon Sharpe nel suo podcast "Club Shay Shay" e ha parlato di molti aspetti della sua vita dentro e fuori dal campo. Dalla crisi vissuta dal suo matrimonio al rapporto con LeBron James fino ai consigli a Ja Morant e Jimmy Butler, Wade si è soffermato su diversi argomenti mostrando un candore per molti versi inedito. La risposta più interessante, però, è maturata quando Sharpe gli ha chiesto se il fatto di essere comunemente considerato come la terza guardia migliore di sempre dietro a Michael Jordan e Kobe Bryant lo disturbasse. "Non mi interessa" ha esordito il tre volte campione NBA, "voglio dire, ognuno ha la propria opinione. Certo, se parliamo di discussioni da bar voglio che il mio nome venga incluso tra quelli menzionati". Wade, ha quindi specificato "Certo non sono al primo posto e questo mi fa arrabbiare, ma ho grande rispetto per i due che mi precedono", per poi aggiungere "quello che ho sempre desiderato è essere menzionato tra i grandi di sempre, quanto alla posizione in classifica dipende molto dai punti di vista". L'altra risposta significativa è arrivata quando Sharpe ha chiesto a Wade come sarebbe potuta essere la sua carriera senza gli infortuni alle ginocchia patiti sia al college che in NBA: "Se non avessi avuto tutti quegli infortuni, sarei tra i nomi in discussione per il più grande di sempre, nel 2006 ero avviato proprio verso quel livello di grandezza". "Senza tutti quegli infortuni starei giocando ancora oggi" ha concluso Wade, " perché avrei saputo adattare il mio stile all'evoluzione intrapresa dal gioco".