NBA, Derrick Rose: "Non sono qui per fare da baby-sitter a Ja Morant"

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L'ex MVP è arrivato a Memphis con le idee chiare: il suo compito principale sarà spronare Ja Morant. E alla vigilia della sua 15° stagione in NBA, forse per la prima volta in carriera, Derrick Rose si sente pronto per recitare la parte del veterano in campo e nello spogliatoio dei Grizzlies

Il tragitto che ha portato, o per meglio dire riportato Derrick Rose a Memphis è stato lungo e accidentato come pochi. Alla vigilia della sua 15° stagione in NBA, l'ex MVP è tornato nella città in cui tra il 2007 e il 2008 ha vissuto la sua unica stagione al college alla University of Memphis. Quel tragitto, oltre a essere accidentato, è stato anche assai poco lineare e le circostanze che hanno portato Rose a scegliere i Grizzlies e i Grizzlies a scegliere Rose sono del tutto particolari. La squadra, nella percezione generale e nelle intenzioni del front office e del coaching staff, appartiene a Ja Morant, che prima degli incidenti avvenuti fuori dal campo negli ultimi mesi era un serissimo candidato a diventare l'uomo simbolo della franchigia se non addirittura uno degli uomini simbolo dell'intera NBA. Morant, come noto, sarà costretto a saltare le prime 25 partite della regular season a causa della squalifica decisa dalla lega, e in qualche modo dovrà ripartire da capo e riguadagnare la fiducia di compagni e tifosi. L'idea, quindi, è che l'arrivo di Rose possa garantire a Morant, e più in generale ai Grizzlies, la presenza di un veterano che ha visto più o meno tutto ciò che c'è da vedere in NBA. E Rose, al Media Day della squadra, si è dimostrato a suo agio nel ruolo di leader e guida, forse per la prima volta in carriera, e ha soprattutto dato l'impressione di avere molto chiaro in testa cosa dovrà fare fin dal primo giorno del training camp.

Rose, Morant e...Frank Sinatra

"Non sono qui per fare da baby-sitter a Ja Morant". A domanda diretta la risposta di Rose è stata altrettanto diretta. L'ex Bulls e Knicks sa bene che l'aspettativa generale è che sia lui a prendersi cura e ad accompagnare la stella dei Grizzlies nel suo ritorno al ruolo di leader tecnico ed emotivo della squadra, ma non ha alcuna intenzione di recitare la parte del baby-sitter. "Sono qui per spingerlo, per spronarlo, sono qui per aiutare tutti questi ragazzi a vincere" ha aggiunto Rose, per poi tornare a parlare nello specifico di Morant e di cosa, a suo parere, dovrà fare per recuperare il tempo perduto: "Per lui conteranno solo tre cose: il tempo, la pazienza e la disciplina". Parole sagge quelle di Rose, che a Memphis tornerà a vestire la maglia numero 23 già indossata con i Tigers al college, e che in qualche modo rendono l'idea di una maturazione personale riconosciuta anche dal diretto interessato. "Durante tutta la prima parte della mia carriera non ero in grado di esprimermi e comunicare bene con chi mi stava attorno, ora sento di poterlo fare in maniera più efficace". La trasformazione in un vero e proprio veterano, quindi, sembra ormai arrivata alla sua conclusione, tanto che quando gli è stato chiesto degli eventuali rimpianti per gli infortuni subiti nel corso degli anni, Rose ha risposto con una citazione alquanto sorprendente: "Come diceva Frank Sinatra? La miglior vendetta consiste nell'avere un grande successo". 

 

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