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NBA, Steph Curry continua a fare la storia, ma i compagni lo lasciano solo

NBA
©Getty

Dopo i 30 punti contro Cleveland, Steph Curry ne ha segnati altri 38 con Minnesota diventando a 35 anni di età il giocatore più "anziano" a mantenere più 30 punti di media e portando a 11 le partite consecutive con almeno 4 triple a segno per cominciare una stagione (mai successo prima). I suoi compagni, però, fino a questo momento non lo stanno sostenendo, come dimostra chiaramente una statistica preoccupante

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Anche se sull’ultima torta di compleanno dello scorso marzo c’erano 35 candeline da spegnere, Steph Curry rimane uno dei migliori giocatori della lega, e lo sta continuando a dimostrare scrivendo e riscrivendo i libri di storia. Con i 30 punti realizzati ai danni dei Cleveland Cavaliers ieri notte e dopo i 38 contro i Minnesota Timberwolves di quella passata, Curry è diventato il giocatore più "anziano" a tenere 30 punti di media nelle prime 11 partite di una stagione, durante le quali peraltro ha sempre segnato almeno 4 triple — anche questo una striscia mai vista prima per cominciare l’anno (il suo record è di 13 gare, ma a stagione in corso). Curry fino a questo momento ha segnato 62 tiri da tre punti, un ritmo che (se mantenuto,  e a quell’età è difficile per via degli infortuni) gli permetterebbe di frantumare il suo stesso record di triple in singola stagione, arrivando a 462 (il primato è di 402). Anche a livello di punti riuscirebbe a superare la storica stagione 2015-16 (2.519 punti contro i 2.375 di quell’anno) in cui vinse il premio di MVP all’unanimità. Un rendimento semplicemente incredibile per un giocatore che va per i 36 anni e non sembra accusare minimamente l’avanzamento d’età.

Neanche un compagno di squadra sopra quota 20

Il problema, però, è che fino a questo momento nessuno dei suoi compagni lo sta sostenendo, quantomeno dal punto di vista realizzativo. Come riportato dall’account NBA Central, infatti, in questa stagione nessun altro Warrior ha superato quota 20 punti, toccati a malapena da Dario Saric (peraltro una riserva) nella partita contro gli Oklahoma City Thunder. I vari Klay Thompson, Jonathan Kuminga, Andrew Wiggins, Draymond Green e Chris Paul non sono ancora riusciti a segnare 20 punti in una partita, con Thompson sempre in doppia cifra ma al massimo a quota 19 così come Kuminga, mentre Wiggins non è mai andato oltre quota 17. Per quanto la presenza di Chris Paul stia riuscendo a tenere a galla gli Warriors nei minuti in cui Curry si siede (l’attacco cala, ma di meno di 5 punti su 100 possessi: negli anni passati era molto peggio — se Golden State vuole competere davvero per il titolo ha bisogno che qualcun altro oltre Steph dia il suo contributo, come dimostrato anche stanotte nella sconfitta interna con i T'Wolves.

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