Dopo tre sconfitte nelle prime tre partite stagionali, gli Houston Rockets hanno sfruttato il calendario favorevole per inanellare una striscia di sei vittorie consecutive, prendendosi lo scalpo anche dei Denver Nuggets campioni in carica. Con il quarto miglior rendimento di tutta la NBA, scopriamo come la squadra di coach Ime Udoka abbia cancellato l’etichetta di "squadra materasso" della lega
Chi si aspettava che la Western Conference fosse difficile, probabilmente non aveva considerato che anche gli Houston Rockets quest’anno possono dire la loro. La squadra di coach Ime Udoka aveva cominciato male la stagione perdendo le prime tre partite consecutivamente, tra cui una brutta "ripassata" a Orlando alla prima e una sconfitta all’overtime contro San Antonio prima di un ko contro Golden State firmato da Steph Curry, ma da lì in poi non ha più perso. Sono infatti sei le vittorie consecutive raggiunte dai Rockets, imbattuti finora a novembre sfruttando un calendario favorevole (tutte le sei vittorie sono arrivate in casa) ma con rendimento altissimo in entrambe le metà campo. E a farne le spese stanotte sono stati nientemeno che i campioni in carica dei Denver Nuggets, che nonostante una tripla doppia da 36 punti, 21 rimbalzi e 11 assisti di Nikola Jokic (e sempre senza Jamal Murray infortunato) sono stati battuti nettamente nel quarto periodo dai texani, guidati dal miglior Fred VanVleet stagionale (26 punti), da un Alperen Sengun sempre più a suo agio (23 punti) e dal sempiterno Jeff Green, che contro la sua ex squadra più recente — e con cui ha vinto il titolo NBA lo scorso anno — ha segnato 13 dei suoi 15 punti finali nel quarto periodo, indirizzando la partita nelle mani dei Rockets.
Houston, rendimento da top-7 in entrambe le metà campo
Partendo dal presupposto che il calendario è stato molto favorevole (il più facile di tutta la NBA secondo TeamRankings.com), i differenziali su 100 possessi fanno ben sperare per il futuro. I Rockets hanno il quarto Net Rating della lega a +8.1, dietro solamente a Boston, Philadelphia e Minnesota, forti del settimo miglior attacco della lega e della quinta miglior difesa. L’aggiunta estiva di VanVleet ha stabilizzato l’attacco (quarti per minor numero di palle perse) e in difesa non concedono canestri da seconda opportunità (in top-10 per rimbalzi difensivi), ma al momento sono le percentuali a fare la differenza. In attacco Houston sta tirando bene da ogni zona del campo tranne il ferro (sono 24esimi) e in particolare da tre punti, specialmente dagli angoli (45.8%, terzi migliori in NBA); in difesa invece sono bravi a limitare i tentativi al ferro degli avversari (noni migliori a non far tirare nell’ultimo metro di campo) e stanno beneficiando dell’imprecisione avversaria, visto che finora contro di loro stanno tirando sotto il 32% da tre, tra cui un orribile (e insostenibile) 24% dagli angoli.
Coach Malone: "Sembrava di guardarci allo specchio"
Insomma, questi ultimi indicatori al tiro fanno pensare che una "regressione verso la norma" sia in arrivo (anche in positivo: sia VanVleet che Jalen Green sono sotto al 50% effettivo dal campo), ma non cambia il fatto che qualcosa è cambiato: Houston ha il quarto miglior attacco a metà campo della NBA e attacca pochissimo in transizione per evitare di andare fuori giri come spesso accade, affidandosi soprattutto a Sengun per sviluppare un attacco non lontano da quello quello di Denver. Una somiglianza notata anche da coach Michael Malone: "Guardando i filmati ho pensato che il loro modo di giocare fosse molto simile al nostro, non solo per via di Alpe [Sengun] e Nikola, ma proprio come squadra. Sembrava di vedere la nostra squadra allo specchio". Una cosa è certa: dopo essere stati una delle peggiori squadre della lega nelle ultime stagioni, i Rockets non sono più da considerarsi una squadra "materasso" della NBA, ma una da prendere molto sul serio. Chiedere ai campioni in carica per informazioni.