Per tentare di limitare l’attacco di Boston, Draymond Green e Golden State hanno deciso di sfidare platealmente Jaylen Brown a tirare da tre senza contestarlo. L’All-Star dei Celtics ha risposto segnando 19 punti nel solo primo quarto con 5 triple a segno, dando il via alla storica vittoria di 52 punti dei biancoverdi. "Lo abbiamo organizzato 15 minuti prima di uscire dagli spogliatoi: pensavo fosse divertente provarci, ma non ha funzionato" ha commentato Green. "Una mancanza di rispetto" ha detto invece Brown
Come si può arginare la squadra col miglior record della NBA reduce da dieci sconfitte consecutive? I Golden State Warriors, all’ultima partita in trasferta di un giro a est da quattro gare, erano consapevoli di non avere molte chance contro i Boston Celtics riposati e in grandissimo spolvero di questo periodo, e per questo hanno provato una tattica difensiva estrema: sfidare Jaylen Brown a tirare lasciandolo completamente solo. "Abbiamo deciso 15 minuti prima di lasciare gli spogliatoi" ha detto Draymond Green, principale responsabile della (non) marcatura dell’All-Star quantomeno a inizio partita. Una decisione estrema, praticamente un azzardo, che però non ha minimamente pagato, anzi si è ritorta contro gli Warriors e ha alimentato la storica vittoria dei Celtics. Brown infatti ha subito segnato sul primo possesso della partita e in poco tempo si è reso conto che veniva sfidato al tiro, rispondendo con un primo quarto da 19 punti in cui ha segnato cinque triple, di cui tre consecutive nell’arco di 40 secondi per dare il via a un mega parziale di 61-17 con cui i Celtics hanno aperto in due la partita, arrivando all’intervallo sul +44 (nuovo record di franchigia) fino al +52 finale.
La spiegazione di Green: "Pensavo fosse divertente"
Dopo la partita gli Warriors — che non hanno schierato i titolari nel secondo tempo a partita ormai conclusa — sono stati veloci a cercare di lasciarsi alle spalle quanto successo. "Pensavo fosse divertente provarci, perciò ero a favore. Gli abbiamo dato una chance e non ha funzionato. Se lo avesse fatto, avremmo trovato qualcosa, ma non è stato così. Voltiamo pagina". "Boston oggi è stata meravigliosa, non li avremmo mai battuti. Sono nella miglior versione in cui li abbiamo mai visti" ha detto invece coach Kerr, che ha spiegato così la decisione: "Volevamo che Draymond potesse aiutare sulle loro penetrazioni per non lasciare canestri facili al ferro". "È stata una decisione condivisa. Quando affronti una squadra con così tante minacce, cerchi di trovare un punto debole per mandarli fuori ritmo. Ma evidentemente non ha funzionato" ha detto invece Steph Curry, alle prese con una borsite al ginocchio e limitato al suo minimo stagionale da 4 punti con 2/13 al tiro e 0/9 da tre, tra cui anche due air-ball.
Brown la prende sul personale: "Una mancanza di rispetto"
Di ben altro avviso i Celtics invece, con Jaylen Brown che non si è risparmiato dopo la partita. "Per la maggior parte del tempo, il mio lavoro è quello di andare in area. Abbiamo abbastanza tiratori da tre punti in squadra, perciò io non mi prendo tante triple e preferisco arrivare nel pitturato per riaprire ai miei compagni. Ma se mi sfidano a tirare, anche io so farlo: l'ho trovato irrispettoso. Ma ne abbiamo approfittato e abbiamo risposto a tono". Tutti i compagni di Brown, non appena si sono resi conto della scelta di Golden State, hanno insistito con il numero 7 per spingerlo a tirare il più possibile, "anche 20 o 30 triple se necessario" secondo Payton Pritchard. "Sembrava una sfida psicologica" ha detto Jrue Holiday a The Athletic. "Ci sono persone che ci hanno provato, ma JB è fatto in maniera diversa. La sua mentalità è ad un altro livello. Perciò probabilmente hanno scelto la persona sbagliata per tentare una cosa del genere".