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NBA Finals, i 750.000 dollari meglio spesi nella storia dei Dallas Mavericks

NBA
©Getty

Se oggi i Dallas Mavericks sono pronti a giocarsi le finali NBA è anche per l’impatto del rookie Dereck Lively II, scelto alla numero 12 dell’ultimo Draft e subito capace di avere un grande impatto. Ma per avere una scelta in Lottery i Mavs hanno dovuto "tankare" spudoratamente una partita nel finale della scorsa stagione, prendendosi una multa salatissima da 750.000 dollari da parte della NBA e rischiando di far arrabbiare Luka Doncic. Col senno di poi, si è rivelata una mossa decisiva

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I Dallas Mavericks si apprestano a giocare le prime NBA Finals degli ultimi 13 anni, ma non sarebbero potuti arrivare fino a qui senza una decisione forte che ha dato esiti anche al di là delle loro più rosee aspettative. Solamente 13 mesi fa, infatti, la franchigia del Texas fu costretta a tankare spudoratamente una gara interna contro i Chicago Bulls, tenendo a riposo tutti i giocatori più importanti e facendo giocare appena un quarto a Luka Doncic per essere presente nella "Slovenian Night" organizzata all’American Airlines Center di Dallas. Il motivo è da ricercarsi nello scambio che nel 2019 aveva permesso ai Mavs di prendere Kristaps Porzingis dai New York Knicks, lo stesso Porzingis che per uno strano giro del destino ora si ritroveranno ad affrontare da avversario in finale contro i Boston Celtics. In quell’accordo era previsto che la scelta al Draft 2023 sarebbe finita nelle mani dei Knicks se fosse stata fuori dalla top-10, mentre sarebbe rimasta ai Mavs se entro le prime 10 posizioni. In quella partita contro Chicago i Mavs si giocavano proprio la decima e l’undicesima posizione in Lottery, e perdendo si sarebbero dati la miglior chance possibile di tenere la scelta — portando la franchigia a prendere una "decisione organizzativa", come l’ha definita coach Jason Kidd, di fatto perdendo apposta quella gara coi Bulls nonostante ci fosse ancora una piccola possibilità di agganciare il treno del play-in. Quell’evidente caso di tanking è stato punito dalla NBA con una multa salatissima da 750.000 dollari per "comportamento dannoso nei confronti della lega", ma soprattutto ha fatto infuriare Luka Doncic, che non ha fatto mistero di non aver "gradito quella decisione", come ammesso due giorni dopo. Quella che poteva rappresentare la pietra tombale della gestione del GM Nico Harrison sui Mavs si è rivelata, col senno di poi, una mossa decisiva per costruire una contender.

Come i Mavs hanno trasformato la 10^ scelta in un supporting cast da titolo

Come in tutte le storie che si rispettino, ci vuole anche un po’ di fortuna. I Mavs hanno tenuto la decima posizione al Draft, ma avrebbero potuto comunque perderla se una delle quattro squadre dietro di loro fossero riusciti a salire in top-4 nella Lottery del Draft, facendoli scivolare alla 11 e consegnando quindi la scelta ai Knicks. Per loro fortuna non è accaduto, e con la decima scelta in mano Harrison si è mosso sul mercato nella notte del Draft: per prima cosa ha ceduto la 10 insieme al contratto pesante di Davis Bertans per prendere la 12 dagli Oklahoma City Thunder, scelta con la quale ha poi selezionato Dereck Lively II. Il prodotto di Duke è stato assolutamente fondamentale fino a questo momento, risultando uno dei giocatori di maggiore impatto di tutti i playoff (+108 di plus-minus in 348 minuti, quinto in tutta la post-season) ed entrando in fretta nelle grazie di Doncic, che si è dimenticato velocemente del tanking ("Sono solo molto contento che Dallas lo abbia scelto" ha commentato con un sorriso). Ma non è finita qui: con la trade exception creata dalla cessione di Bertans, i Mavs hanno acquisito il contratto di Richaun Holmes e la scelta numero 24 usata per prendere Olivier-Maxence Prosper, giocatore di ottime prospettive che quest’anno ha giocato soprattutto in G-League. Il contratto di Holmes, invece, è stato usato alla deadline del mercato per arrivare a prendere Daniel Gafford, altro membro chiave della squadra capace di raggiungere le Finals e costituire insieme a Lively una coppia di lunghi "rim runner" perfetti per giocare insieme a Doncic e Kyrie Irving. In definitiva: i Mavs per come li abbiamo conosciuti oggi non sarebbero mai esistiti senza quella gara contro Chicago costata 750.000 dollari. Col senno di poi, i soldi meglio spesi nella storia dei Mavericks e forse dell’intera NBA.

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