A pochi giorni dal via del training camp (a Las Vegas) per preparare l'assalto alla medaglia d'oro a Parigi 2024, il capo allenatore di Team USA è il protagonista di una lunga chiacchierata che spazia a 360 gradi tra tanti temi: le avversarie più forti, le difficoltà nello scegliere un quintetto base tra un roster di fenomeni, l'opportunità di allenare (assieme) Steph Curry e LeBron James e gli inevitabili paragoni con il Dream Team di Barcellona 1992. Ecco cosa ci ha detto Steve Kerr
Manca meno di una settimana e a Las Vegas Team USA, la selezione capitanata da Steve Kerr in panchina, si metterà al lavoro per iniziare il viaggio di preparazione verso le Olimpiadi di Parigi che prenderanno il via il 26 luglio (il 27 scatterà il torneo di basket, gli Stati Uniti debutteranno il 28 contro la Serbia). Una settimana di allenamenti in Nevada per la nazionale USA, poi qualche amichevole, quindi il via alla caccia all’oro olimpico, obiettivo che Team USA non ha mai fallito nelle ultime 4 edizioni (dal 2008 a oggi). Alla vigilia di questo grande appuntamento, Sky ha avuto l’opportunità di partecipare a una call con i media di tutto il mondo per sentire proprio da Steve Kerr le ultime sull’avventura a cinque cerchi di Team USA, obbligata favorita alla medaglia d’oro. A partire dallo stato di forma della sua (incredibile) rosa di giocatori: “Contiamo di avere tutti a disposizione – assicura Kerr – e nella lista comprendo anche gli infortunati degli ultimi playoff, Haliburton, Embiid e Leonard. Siamo in contatto con Kawhi e stiamo monitorando i suoi progressi: nelle ultime due settimane si sta allenando a pieno ritmo”. Ottimismo, quindi, anche se Kerr – da assistente di Popovich sulla panchina USA anche a Tokyo – sa bene che le cose possono cambiare anche all’ultimo. “Ricordo i forfait all’ultimo minuto di Bradley Beal per Covid e di Kevin Love per infortunio. Tutto può succedere”, dice. E tutto può succedere anche a livello di risultati, come hanno insegnato i Mondiali 2023, con gli Stati Uniti addirittura fuori dalle medaglie. Certo, era un’altra versione di Team USA, non quella imbottita di fenomeni che si presenterà a Parigi, ma coach Kerr sa che gli avversari non sono certo da sottovalutare: “A partire dalla Germania, vincitrice nelle Filippine. Squadra che gioca le due metà campo, sia attacco che difesa, che ha tiro e sa allargare il campo: sicuramente una delle favorite per l’oro anche a Parigi”, sostiene Kerr. “E poi la Serbia, in finale ai Mondiali anche senza Jokic, che ora invece avranno: un campione e un giocatore straordinario. Ma non c’è solo lui: c’è un gruppo che ha grande continuità, giocatori che hanno giocato assieme per anni allenati da un grandissimo come Pesic”. Un pensiero speciale anche alla Francia, che in panchina – accanto a Collet – avrà l’ex assistente agli Warriors di Kerr, Kenny Atkinson. “Scherzando lo chiamo il nostro Benedict Arnold [un generale statunitense che ha rinnegato la causa rivoluzionaria nel corso della guerra d’indipendenza per passare al campo britannico, ndr]: se conoscete un po’ la storia USA avete capito perché [ride di gusto]. Ovviamente scherzo: non potrei essere più felice per lui, un amico e un ottimo allenatore, che ha avuto questa grande opportunità. Vorrà dire che se giocheremo contro la Francia lascerò allenare coach Spoelstra e coach Lue”.
"Ho 12 futuri Hall of Famer: difficile scegliere il quintetto base"
Riconosciuta la forza degli avversari, però, Steve Kerr sa che il lavoro più grande a cui lui e il suo coaching staff è chiamato è quello da fare sul proprio roster: “Per questo un paio di settimane fa noi allenatori ci siamo tutti ritrovati a Chicago, per capire come procedere, come lavorare, come trovare gli equilibri giusti e come impostare il nostro stile di giocare – abbiamo parlato tanto di difesa, dei counter da opporre alle squadre che affronteremo”, racconta. “A Las Vegas l’obiettivo è prima di tutto quello che ottenere il massimo impegno da tutti e 12 i nostri giocatori, e poi iniziare a implementare un sistema di gioco che non sia troppo complicato, visto il poco tempo a disposizione. Parte tutto dallo stabilire una mentalità difensiva”, aggiunge Kerr, ben sapendo che con in squadra LeBron James, Steph Curry e tutti gli altri il talento non è certo un problema. “Come sceglierò il mio quintetto base? Sembra un compito impossibile, perché stiamo parlando di 12 giocatori che probabilmente, un giorno, saranno tutti nella Hall of Fame. L’idea guida può solo essere quella di trovare le combinazioni che funzionano di più, tanto in attacco che in difesa”.
Pesic: “USA più forti del Dream Team ’92”. La replica di Kerr
E proprio guardando al palmares e alla carriera dei campioni a roster per Team USA, Steve Kerr risponde direttamente anche a chi – come il coach della Serbia Pesic – vede questa edizione di Team USA perfino più forte di quella di Barcellona ’92, con Jordan, Magic, Bird e tutti gli altri. “Per vittorie e riconoscimenti ottenuti nel corso della loro carriera ha senso affermare che questi giocatori sono il gruppo più forte mai assemblato dai tempi del Dream Team. Ma la differenza è nella competizione che siamo chiamati ad affrontare: nel 1992 il resto del mondo non era neppure vicino al livello di pallacanestro attuale, non è proprio paragonabile. Coach Chuck Daly non dovette chiamare neppure un time-out in tutta l’avventura olimpica: la sua squadra non si ritrovò mai veramente minacciata. Oggi noi abbiamo una squadra piena di superstar, è vero, ma le sfide che squadre come Francia, Serbia, Germania, Spagna (se si qualificherà) e altre che non to neppure a citare ci proporranno saranno molto dure. A Tokyo abbiamo vinto l’oro, ma tra amichevoli pre-olimpiche e torneo abbiamo perso tre partite, e la finale contro la Francia è stata tiratissima. Oggi la competizione che siamo chiamati ad affrontare è completamente diversa da quella del 1992”, conclude Kerr.
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Team USA: gli "sparring partner” di Curry e LeBron
LeBron James e Steph Curry per la prima volta assieme
Le ultime parole di coach Kerr sono per il giocatore del suo roster che conosce meglio, Steph Curry, e per il suo nuovo partner, LeBron James – coppia che (eccezion fatta per qualche All-Star Game) non si è mai vista assieme su un campo da basket. “Steph è felicissimo di fare parte di questa spedizione, ma lo stesso vale anche per LeBron: ho parlato con tutti e due, sono entrambi entusiasti dall’idea di poter giocare assieme. Sono due giocatori che si integrano alla perfezione: posso far giocare Steph lontano dalla palla e chiedere a LeBron di spingere in transizione, oppure posso mettere il pallone nelle mani di Curry e sfruttare LeBron come tiratore, miglioratissimo. Fa parte del mio compito capire le sfumature che mi permetteranno di massimizzare il loro impatto in campo, ma se c’è una cosa di cui sono sicuro è che giocare accanto a Steph è facilissimo per tutti, per cui lui è perfetto per contesti come questi. E poi mi conosce benissimo: spero mi possa aiutare anche a far capire a tutti gli altri ciò che voglio”, conclude Kerr. Una battuta, forse. O forse no. C’è da dimenticare Manila. C’è da andare a prendersi una medaglia d’oro. Poi il dibattito (sulla nazionale USA più forte di sempre) può – forse – iniziare.