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NBA, Paul George: "Non volevo lasciare i Clippers, sono stato vicino a Golden State"

NBA
Podcast P Show

Nell’ultima puntata del suo podcast, Paul George ha raccontato a lungo come sono andate le negoziazioni con gli L.A. Clippers per il suo rinnovo di contratto, come ha comunicato a Kawhi Leonard la sua decisione di andarsene e quanto è stato realmente vicino ai Golden State Warriors. "Non volevo lasciare L.A., la prima offerta dei Clippers è stata un insulto. Leonard ha capito e mi ha dato la sua benedizione. Sono andato molto vicino a trasferirmi a Golden State"

La decisione di Paul George di lasciare gli L.A. Clippers per unirsi ai Philadelphia 76ers è stata senza dubbio la firma più importante dell’intero mercato dei free agent, spostando il giocatore di maggiore impatto da una costa all’altra. Nella prima puntata del suo seguitissimo podcast dopo l’annuncio della scelta, “PG8” (il nuovo soprannome con il numero che indosserà a Philly in onore di Kobe Bryant) ha spiegato a lungo come sono andate le negoziazioni con i Clippers e come si è arrivati alla rottura. "Solo per ì essere chiaro, non avrei mai voluto lasciare Los Angeles" ha cominciato George. "Los Angeles è a casa, è qui che volevo finire, e volevo lavorare il più duramente possibile per vincere un titolo a Los Angeles. Questo era l'obiettivo. Il primo accordo che mi è stato proposto è stato, a mio modo di vedere, un po' irrispettoso. Nessun rancore, sappiamo che è un business. Ma la prima proposta era di due anni a 60 milioni complessivi. La mia reazione è stata: whoa, whoa, whoa, whoa. Due anni a 60? Siete fuori di testa. Non lo firmo". Secondo la ricostruzione di George questa prima proposta risaliva a ottobre, prima dell’inizio della stagione, salvo poi proseguire con le negoziazioni nel corso della regular season. "Poco a poco sono saliti a circa 44-45 milioni all’anno... ma ci sono voluti dei mesi per arrivarci. Poi quando ho sentito quello che hanno dato a Kawhi Leonard, ho detto loro: datemi lo stesso contratto. Ci vedete entrambi allo stesso modo, siamo arrivi qui insieme, vogliamo finire questo lavoro insieme. Avrei preso quello che ha preso Kawhi: mi andava bene e stavamo prendendo meno del massimo salariale. Kawhi ha preso meno, quindi se Kawhi prende meno, lo avrei fatto anche io. Ma loro non volevano farlo…".

A quel punto le negoziazioni sono state rimandate fino al termine della stagione. "La stagione finisce, sono sano, 74 partite giocate e ho avuto una delle mie stagioni più efficienti. Quindi ora entriamo in trattativa e loro portano l’offerta a 3 anni e 150 milioni di dollari. Fondamentalmente quello che volevano dare a Kawhi. Quindi a me stava bene: mi faceva schifo che sia fosse dovuti arrivare a quel punto e che non si sia riusciti a mettersi d’accordo molto prima, ma ora possiamo avere una conversazione. La questione però non erano più i soldi, ma la 'no trade clause'. Ho detto loro: sto prendendo meno del max, ma almeno con la 'no trade clause' so di essere qui. Ma loro non volevano concederla. Non volevano farlo, quindi ho risposto: va bene, allora per me ha senso solo fare quattro anni a 212 milioni di dollari, così almeno avrei avuto i miei soldi. Se l’intenzione è quella di scambiarmi prima o poi, almeno non avrei rimpianto di aver lasciato dei soldi sul tavolo in free agency. Ma loro non volevano farlo, e solo a quel punto mi sono convinto ad intrattenere quello che c'era là fuori per me". George ha espresso il rammarico per non essere riuscito a trovare un accordo con i Clippers, anche perché "pensavo di aver giocato abbastanza bene da meritarmi di far parte del futuro della squadra", ma non ha espresso rancore nei confronti di Steve Ballmer (proprietario dei Clippers) e Lawrence Frank (capo della dirigenza). "A quel punto non mi sembrava nemmeno giusto tornare con quel tipo di energia, senza sentirmi a mio agio a giocare a Los Angeles... Steve è un bravo ragazzo. Amo Steve come proprietario, è uno dei migliori per cui ho giocato, ma questo è un business".

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La conversazione con Kawhi e la trade saltata con Golden State

Dopo la fine delle negoziazioni con i Clippers, George ha chiamato Kawhi Leonard per comunicargli la sua decisione di andarsene. "Gli dovevo quella conversazione. L’ho chiamato ed è stato tipo: ‘Amico, ascolta, penso che andrò altrove. Le conversazioni con i Clippers non sono andate come volevo’. Gli ho spiegato tutto quello che ho detto anche a voi e alla fine lui mi ha risposto: 'Fai quello che è meglio per te. Vai a prendere i soldi, non posso prendermela'".

George ha anche rivelato di essere stato molto vicino a essere scambiato con i Golden State Warriors, ma anche in quella occasione i Clippers non hanno voluto collaborare: "Era una cosa reale che era vicina ad essere conclusa. Quell'accordo era vicino ad essere fatto, da quello che mi era stato detto sulla situazione. Mi hanno fatto capire quanto mi volessero lì e come avrei potuto adattarmi perfettamente a Draymond [Green], Steph [Curry] e Klay [Thompson] che probabilmente sarebbe rimasto. [Brandin] Podziemski, [Jonathan] Kuminga, [Andrew] Wiggins: non sapevano come o quale pacchetto avrebbero usato per prendermi, ma so che Kevon Looney sarebbe rimasto, quindi per me era uno scenario molto intrigante, oltre che un'opportunità per stare vicino a casa, rimanere sulla costa occidentale. Sarebbe stato un win-win. Ma alla fine l'accordo non è andato a buon fine. Penso che i Clippers non volessero una certa trade che gli Warriors erano disposti a dare e semplicemente non è successo, ma era vicino. È stato figo. Non vedevo l'ora, ma non è successo".

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