È stato uno dei migliori difensori della NBA negli anni ’80 e i Lakers hanno finalmente deciso di ritirare la sua maglia, ma a più di trent’anni dal ritiro Michael Cooper non perde l’abitudine di aggredire gli avversari. Nel mirino, questa volta, c’è la stella di Dallas, che secondo il cinque volte campione NBA ha dei difetti che non lo rendono comparabile ai grandi di ieri e di oggi
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Quando si pensa ai Lakers dello Showtime i protagonisti sono sempre gli stessi, in rigoroso ordine: Magic Johnson, Kareem Abdul-Jabbar, James Worthy e buon ultimo Pat Riley in panchina. Sono loro, a varie gradazioni, gli uomini simbolo della squadra che ha dominato la NBA negli anni ’80. Una squadra che faceva del gioco in contropiede e della spettacolarità delle azioni messe in campo il suo marchio di fabbrica. Ciò che spesso ci si dimentica, però, è che per vincere cinque titoli come hanno fatto i gialloviola dal 1980 al 1988, non basta fare canestro, occorre anche impedire agli avversari di segnare. Quello, nei Lakers dello Showtime, era prima di tutto il compito di Michael Cooper. Abituato a prendersi in carico il più pericolo tra gli esterni avversari, Cooper è rimasto un po’ l’eroe nascosto di quella incredibile epopea. Un eroe finalmente riconosciuto come tale anche dai Lakers, che hanno annunciato di voler ritirare la sua maglia numero 21 il prossimo gennaio. Un eroe che ha costruito la sua fortuna e quella della squadra in cui ha trascorso l’intera carriera in NBA sull’aggressività nei confronti degli avversari, tratto caratteristico che pare non aver perso nemmeno a più di trent’anni dal ritiro.
A “Coop” non piace Luka
All’interno dell’ultima puntata del suo podcast “Showtime”, Cooper si è soffermato tra le altre cose su uno dei protagonisti principali della NBA di oggi. Se dovesse giocare nella NBA contemporanea, d’altronde, è probabile che a Cooper toccherebbe marcare uno come Luka Doncic, ma l’ex Lakers non avrebbe grandi problemi. “Luka ti garantisce una tripla doppia praticamente ogni sera”, ha dichiarato Cooper, “ma per me è troppo lento”. Cooper, però, non si è fermato lì, e ha provato anche a mettersi nei panni di un General Manager, rincarando la dose: “Se non fosse un attaccante così prolifico, lo taglierei” ha insistito il cinque volte campione NBA, “perché è pigro e non si sbatte in difesa”.