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NBA, chi à Kristin Juszczyk, la designer amata da Natalia Bryant e da Taylor Swift. VIDEO

NBA

Ha imparato tutto da sola, tenendo a mente i consigli della nonna e affidandosi ai tutorial su Youtube. Oggi le sue creazioni (dei curiosi "patchwork" che prendono vita dalle divise di gioco) sono state indossate da Taylor Swift, Simone Biles e, recentemente, anche dalla figlia più grande di Kobe Bryant, Natalia Diamante. Anche se Kristin Juszczyk confessa di tifare per i Golden State Warriors di Steph Curry

Ha un cognome quasi impronunciabile (si dice, “use-check”, lo suggerisce lei stessa) ma non è il suo, bensì quello del giocatore NFL a cui è sposata, Kyle Juszczyk, una carriera tra San Francisco e Baltimore, 8 volte al Pro Browl, l’All-Star Game del football. Lui prima di arrivare nella NFL è andato a Harvard (!), lei, Kristin – prima di diventare una designer i cui pezzi oggi tutti vogliono indossare – giura di non aver mai pensato di studiare moda. “Sono un’autodidatta”, giura, che ha messo a buon frutto gli insegnamenti della nonna e i tutorial su Youtube. Per fare cosa? Degli strani “patchwork” da indossare che sono finiti sulle spalle di Taylor Swift (un giaccone invernale indossata dalla reginetta del pop il 13 gennaio scorso, durante la gara tra i Kansas City Chief di Travis Kelce e i Miami Dolphins) o indosso a Natalia Bryant, la figlia più grande di Kobe e Vanessa (i pantaloni neri con i numeri di maglia di papà sfoggiati recentemente a un evento a downtown L.A.). Si parte dalle divise di gioco – rossa quella dei Chiefs, nera (in questo caso) quella dei Lakers – e poi si taglia e si cuce, si taglia e si cuce, si taglia e si cuce. Il risultato può stupire, ma evidentemente piace – e se piace a personalità del calibro di Taylor Swift, Simone Biles e Vanessa Bryant (che ringrazia via social per i pantaloni omaggiati alla figlia) il gioco è quasi fatto. 

Kristin Juszczyk, dopo aver incassato una sfilza no da mille brand a cui chiedeva di collaborare, conta più di un milione di follower su Instagram e ha firmato un contratto di licensing con la NFL, per avere la libertà di utilizzare i loghi delle varie squadre. Si chiamano “puffer jacket” e magari sono la moda di un momento: ma intanto in America tutti ne vogliono uno.

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