È reduce dalla sua miglior stagione dai tempi dell’addio a Cleveland, conclusa con il ritorno alle Finals e la sconfitta per mano di Boston. Ora, pronto a cercare il riscatto con i suoi Mavs, Kyrie Irving si è concesso a “The Athletic” per una lunga intervista in cui ha affrontato diversi temi, dalle controversie che l’hanno coinvolto in passato, al presente da leader fino al sogno di tornare alle Olimpiadi, non necessariamente con Team USA
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L’ultima immagine di Kyrie Irving rimasta dalla scorsa stagione lo vede lasciare il parquet del TD Garden di Boston, un campo dove da ex non è esattamente amatissimo, dopo che i Celtics hanno chiuso con un perentorio 4-1 le Finals 2024. Il sogno di tornare a vincere il titolo dopo il trionfo con Cleveland si è spento lì, ma l’ottima annata di Dallas è stata anche merito di un Irving che dall’addio ai Cavs del 2017 non era mai stato così contino ed efficace. Ora, in attesa di riprovare a conquistare il Larry O’Brien Trophy con i Mavs, Kyrie si è concesso una lunga intervista con “The Athletic”, parlando tra le altre cose del suo ruolo di leader al fianco di Luka Doncic. “Pensavo che essere un leader fosse una cosa per solitari, ma non è così” ha dichiarato Irving, “Si tratta letteralmente di circondarsi di persone intelligenti e gentili e di essere in grado di chiedergli di spingerti a dare il meglio quando non riesci a farlo da solo”.
Gli errori del passato e la prospettiva futura
Nel prosieguo dell’intervista Irving ha anche parlato dei tanti errori, comunicativi e non solo, commessi in passato, ammettendo di aver imparato dalle numerose mosse sbagliate che ne hanno in parte rovinato la reputazione, in particolare grazie all’aiuto del suo ex coach ai tempi di Duke Mike Krzyzewsky. E Kyrie ha poi voluto dire anche la sua sull’avventura di Team USA a Parigi, a cui avrebbe voluto partecipare ma non ne ha avuto l’occasione: “Sarei stato d’accordo sul fatto di dovermi guadagnare un posto nel roster, ma non me ne è stata data la possibilità e mi è sembrata una cosa un po’ strana”. Irving, tuttavia, non ha escluso un futuro con la nazionale, anzi. Davanti alla prospettiva di poter rappresentare gli Stati Uniti a Los Angeles 2028, la stella dei Mavs non si è tirata indietro. Irving, nato a Melbourne, non ha nemmeno escluso un piano B per molti versi clamoroso: “Senza dubbio ho il 2028 nel mirino: se non sarà con Team USA, mi piacerebbe giocare con l’Australia”.