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NBA, 7 sconfitte in 8 gare, Phoenix non sa più vincere: è Jimmy Butler la soluzione?

NBA
©Getty

Fino a metà dicembre l'equazione in casa Suns pareva essere chiara: con Durant in campo si vinceva (13-2), senza no (1-9). Ma nelle ultime otto gare neppure il talento dell'ex campione NBA con Golden State riesce a tenere a galla la squadra di coach Budenholzer. Che precipita in classifica e potrebbe far innervosire il suo vulcanico proprietario

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Sette ko nelle ultime otto gare disputate, un filotto iniziato contro Indiana, lo scorso 19 dicembre (sconfitta interna, 120-111) e che ha visto il suo ultimo capitolo stanotte, ancora contro Indiana (una disfatta ancora più fragorosa, 126-108). In mezzo i Suns hanno perso anche contro Detroit, Denver, Dallas, Golden State e Memphis, vincendo l’unica gara nel rematch contro i Nuggets. E nell’arco di queste due settimane abbondanti solo due squadre – Raptors e Hornets – hanno un net rating (differenza tra punti segnati e subiti su 100 possessi) peggiore di quello di Phoenix. Una squadra partita a fine ottobre con ambizioni da protagonista e che ora si ritrova al dodicesimo posto della Western Conference, fuori anche dalle posizioni play-in e ancor più lontana (4 gare) da quelle playoff. Il nuovo allenatore, Mike Budenholzer, finora non pare essere riuscito a mettere insieme i pezzi (anche pregiati) di un roster che faceva sperare in risultati ben migliori. Vero, stanotte coach Bud ha dovuto utilizzare il 17° quintetto base diverso, e le assenze di Tyus Jones, Oso Ighodaro, Royce O’Neale e Jusuf Nurkic devono essere tenute in conto. Ma non possono diventare un alibi. 

Neppure un super Durant salva i Suns

Sembrava esserlo diventata l’assenza (o la presenza “alternata) di Kevin Durant, a un certo punto dell’anno. Con lui in campo si vinceva (13-2 il record); senza di lui si perdeva (1-9). Poi, però, da quella prima partita contro i Pacers è cambiato tutto. I Suns sembravano attesi alla sfida di Natale (unico successo recente) contro i Nuggets da un calendario tutto sommato favorevole: Indiana, Detroit e ancora Denver. E invece tre sconitte prima di Natale, con Durant in campo, e quattro dopo, sempre con il n°35 presente. Non che la colpa sia sua, anzi: nelle ultime otto KD sta viaggiando oltre i 31 punti di media con più del 51% dal campo e il 40% da tre, aggiungendo 7 rimbalzi e 4 assist e mezzo alla sua produzione. Eppure la squadra non gira. Certo, lui ha saltato 10 partite, in altre 10 è mancato Bradley Beal e in cinque delle ultime otto gare non c’era Devin Booker. Ma non può essere un alibi, anche perché a Phoenix hanno imparato in fretta una cosa: il proprietario Mat Ishba (presente a Indianapolis ad assistere all’ultimo ko) di pazienza ne ha proprio poca. Da quando comanda lui ha cacciato Monty Williams, preso Frank Vogel e poi lasciato andare per assumere Budenholzer, spedito Mikal Bridges, Cam Johnson e un ragguardevole numero di scelte lontano dall’Arizona per mettere le mani su Durant. Potrebbe non aver finito?

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Jimmy Butler: obiettivo reale o semplice miraggio?

È quello che si sente mormorare con sempre più insistenza a Phoenix. Il nome in uscita stavolta potrebbe essere quello di Bradley Beal, anche se non è facile che Miami voglia accollarsi gli oltre 110 milioni restanti sul suo contratto (considerando la player option da 57.1 per il 2026-27). Altre destinazioni per liberarsi di Beal – ammesso che i Suns vogliano andare in questa direzione – sono però più difficili da immaginare, perché l’ex Wizards ha il potere di veto su ogni scambio che lo riguardi (l’unico con LeBron ad avere questa clausola nel suo contratto) e quindi una squadra di bassa classifica senza ambizioni non la prenderebbe mai in considerazione. Insomma, risolvere la matassa in casa Suns non è facile, e forse la soluzione è semplicemente insistere con i “Big Three” a disposizione di coach Bud. Il lato negativo è che hanno giocato insieme soltanto 13 volte su 33 gare. Quello positivo è che di queste 13 ne hanno vinte 8. 

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