Come anticipato, dopo la sfida casalinga vinta contro Dallas, al Chase Center di San Francisco gli Warriors hanno ritirato la maglia numero 9 di Andre Iguodala. Alla presenza degli ex compagni di viaggio dell’incredibile avventura che ha portato 4 titoli NBA sulla Baia, l’MVP delle Finals 2015 ha ricevuto il massimo tributo da parte della franchigia che l’aveva accolto nell’estate del 2013 e con cui ha scritto pagine indimenticabile della storia del basket
Non c’era modo migliore, probabilmente, per festeggiare Andre Iguodala. La data del 23 febbraio, d’altronde, era stata scelta anche perché il calendario NBA offriva la sfida con Dallas e quindi il ritorno sulla Baia, il secondo a dire il vero, di Klay Thompson, che ovviamente insieme a Steph Curry e Draymond Green ha rappresentato il vero nucleo attorno al quale gli Warriors, con Iguodala a governare lo spogliatoio e a rendere quasi inattaccabili gli equilibri tattici della squadra hanno costruito una vera e propria dinastia. Prima della cerimonia del ritiro della maglia del grande ex, ritiratosi al termine della stagione 2022-23, era infatti arrivata anche una netta vittoria contro i Mavs. E prima che a prendere la parola fosse il grande protagonista della serata, però, a onorare il compagno di mille battaglie sono stati gli altri punti fermi di quegli Warriorsindimenticabili. Steph Curry prime e coach Steve Kerr poi si sono soffermati in particolare sullo spirito di sacrificio che Iguodala, vera e propria stella con Sixers e Nuggets prima di sbarcare a Golden State nell’estate del 2013, ha dimostrato nel corso della sua avventura con i Dubs.
Sacrificare l’ego per le vittorie
“La tua presenza ci ha portato così tanta fiducia, così tanto QI sul parquet e soprattutto la maturità di cui avevamo bisogno” ha raccontato un Curry visibilmente emozionato, “hai sacrificato il tuo ego pur di raggiungere l’eccellenza e questo è diventato il modo in cui tutti ci comportiamo agli Warriors”. Curry, dopo aver ribadito come il vuoto lasciato da Iguodala nello spogliatoio si faccia ancora sentire, ha quindi un po’ scherzando affermando che “vedere la tua maglia ritirata mi fa capire che siamo vecchi”. È stato poi il turno di Kerr, che si è soffermato su quello che rimane il picco più alto di carriera per Iguodala, ovvero quelle Finals del 2015 in cui è stato eletto MVP della serie pur partendo ufficialmente dalla panchina. “Quello ha rappresentato la conferma di tutto ciò in cui ho sempre creduto a proposito del basket e credo che tutti abbiano riconosciuto il tuo spirito di sacrificio e quanto quello spirito abbia influito sui nostri risultati”.
Iguodala nella storia di Golden State
La maglia numero 9 di Iguodala fa ora compagnia a quelle di Rick Barry, Wilt Chamberlain, Nate Thurmond, Al Attles, Chris Mullin e Tom Miechery sotto al tetto del Chase Center, per sempre nella storia della franchigia. E Iguodala, nel suo discorso, ha voluto ringraziare molti nomi meno noti dell’organizzazione degli Warriors e soprattutto i tifosi di casa, per poi passare ad una breve riflessione su quegli anni straordinari. “Non abbiamo davvero avuto il tempo di capire cosa stesse succedendo, perché Steph ha cambiato il mondo del basket quasi da un giorno all’altro. È stato bellissimo, io ho capito da subito il mio ruolo e ho compreso il genio che si celava dietro a Draymond, a Klay e poi a Kevin Durant”. E, infine, il quattro volte campione NBA ha lodato la voglia di non fermarsi mai che caratterizzava quella squadra: “È la prerogativa di ogni grande atleta: mai sentirsi soddisfatti. E ogni giocatore di quella squadra era fatto così, siamo riusciti a infondere questo approccio nel DNA della franchigia”.