Nella partita giocata venerdì contro Houston, i Chicago White Sox hanno sfoggiato per la prima volta la loro nuova divisa denominata ‘City Connect’ e pensata per onorare la connessione con un’altra squadra della città come i Bulls. I tifosi di casa, però, paiono aver gradito il giusto l’iniziativa a causa dell’insoddisfazione per gli scarsi risultati ottenuti da entrambe le squadre negli ultimi anni e per la gestione effettuata dal proprietario degli White Sox così come dei Bulls Jerry Reinsdorf
Le ultime World Series vinte dai Chicago White Sox risalgono al 2005, mentre per quanto riguarda i Bulls, come noto, la vetta della NBA è lontana da ormai più di un quarto di secolo. Nel dopo-Michael Jordan, infatti, la squadra non è mai davvero riuscita anche solo a lottare per il titolo. Probabile, quindi, che alla base del malcontento dei tifosi di entrambe le squadre ci siano proprio gli scarsi risultati ottenuti da tempo quasi immemore. Una condanna, quella alla mediocrità, che i tifosi di White Sox e Bulls imputano, a torto o a ragione, all’uomo che da ormai più di quarant’anni è proprietario di entrambe le franchigie: Jerry Reinsdorf. E potrebbe proprio essere quel malcontento, espresso soprattutto attraverso i commenti sui social, ad aver fatto gradire poco al pubblico di Chicago anche l’ultima iniziativa tesa a solidificare la connessione tra baseball e basket cittadino.
White Sox, Bulls e la connessione
La connessione tra White Sox e Bulls, volendo vedere, risale a più di trent’anni fa, quando dopo il suo primo ritiro Jordan aveva tentato con scarso successo di cambiare sport senza cambiare città. E la connessione tra le due squadre è stata proprio alla base per la creazione delle divise speciali che gli White Sox hanno indossato per la prima volta venerdì scorso nella gara interna contro Houston. La divisa, denominata ‘City Connection’, si ispira infatti palesemente ai colori e agli spunti grafici della canotta dei leggendari Bulls degli anni ’90. E la scelta, a dire il vero, a qualcuno è piaciuta, ma ad altri è sembrata solo un modo per ribadire la comune appartenenza alla stessa proprietà e, cosa ancora più grave agli occhi dei tifosi, ha ricordato gli scarsissimi risultati ottenuti sia sul diamante che sul parquet nell’arco degli ultimi due decenni.