Tra i protagonisti nascosti di gara-1 c’è anche Aaron Nesmith, autore di 10 punti ma soprattutto di 12 rimbalzi — tra cui quello che ha portato al canestro decisivo di Tyrese Haliburton per vincere la partita. Flavio Tranquillo ha intervistato l’ala titolare degli Indiana Pacers alla vigilia di gara-2, facendo spiegare cosa è cambiato in questa stagione e cosa rende i Pacers così difficili da affrontare
Una curiosità: quella di gara-1 è stata la tua prima esperienza in finale, è stata diversa in qualche modo o ti è sembrata solo una partita di playoff?
Una volta che la palla a due viene alzata e togli le telecamere e tutto il resto, è solo basket. Quindi sembra davvero solo una partita come un’altra. Resta comunque divertente: partite come queste sono ciò che tutti sogniamo, giusto? Ci stiamo esibendo sul palcoscenico su cui tutti volevamo essere da quando eravamo bambini. Quindi ovviamente è divertente.
La scorsa stagione hai tirato col 57% di percentuale effettiva nei playoff. In questa stagione stai andando molto meglio. Quanto lavoro e che tipo di lavoro c'è dietro quei numeri?
Solo fidarsi del processo. Ho sempre saputo di essere un grande tiratore, so di cosa sono capace e quest'anno i miei compagni di squadra mi stanno trovando in buoni situazioni. Mi fido del mio processo, sto tirando con il mio ritmo e la sto lasciando andare.
Avete avuto 152 passaggi in più nella prima partita rispetto ai Thunder, un dato che dice molto del vostro stile di gioco. Puoi portarci all'interno del sistema, che è, direi, di letture e di reazioni?
Giochiamo in maniera libera e veloce, ma soprattutto giochiamo insieme. Ci aiuta il fatto che siamo tutti molto affiatati e che sappiamo dove ci piace ricevere il pallone in campo, tutti sanno le tendenze degli altri. Quindi cerchiamo di far arrivare la palla agli altri in determinate situazioni e facciamo solo un buon lavoro nel giocare l'un per l’altro, continuando a muovere il pallone.
Sembra un sistema di pari opportunità, che si adatta davvero alle vostre caratteristiche.
Penso che facciamo un ottimo lavoro nel riconoscere che se uno è in serata, lo cavalchiamo il più possibile, facendo passare il pallone dalle sue mani o costruendo attorno a lui. Quando facciamo così siamo davvero difficili da difendere, perché non sai mai chi sarà in serata.
Ovviamente quelle 19 palle perse nel primo tempo fanno parte del gioco. Sei d'accordo che sono state le vostre spaziature migliori ad aiutarvi a far girare la partita?
Ovviamente abbiamo visto i filmati e abbiamo fatto gli aggiustamenti necessari già all’intervallo: tutti sappiamo che non possiamo giocare in quel modo, non possiamo avere 19 palle perse all’intervallo, ma sono sicuro che faremo meglio. Non siamo contenti di come abbiamo giocato nel primo tempo, ma è una cosa che terremo a mente in gara-2.
In compenso in gara-1 avete avuto un grande vantaggio a rimbalzo. Soprattutto tu e Tyrese Haliburton avete toccato molti palloni che poi sono stati presi anche da altri compagni. È una cosa su cui si può lavorare?
È più una questione di voglia, di capire quanto siano importanti i possessi e quanto sia importante assicurarci di ottenere il rimbalzo per limitarli a un tiro. Loro sono davvero forti a rimbalzo offensivo, quindi se riusciamo a limitarli a un tiro solo e andare a giocare in transizione, questo ci avvantaggia. Alla fine conta solo chi lo vuole di più.
Quando arrivi a una palcoscenico del genere, pensi a quello che hai fatto e alle persone che ti hanno aiutato. Puoi indicarci una o due persone che consideri dei veri mentori nella tua carriera?
Il mio allenatore del liceo di sicuro mi ha insegnato molto e mi ha instillato la mentalità del non mollare mai, di essere un cagnaccio là fuori. E poi mio padre mi ha dato la mia etica del lavoro. Quindi quelle due persone di sicuro.
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